MARIO LONGHENA non deriva dal « magazzino » centrale — ammette il M. un fuoco centrale — ma da un magazzino accidentale fatto dalla mescolanza di vapori e di zolfi e di altri componenti, poiché egli pensa che se il fuoco venisse dal centro e fosse quindi continuo, la mole terrestre, fatta di terra e di acqua, « sarebbe dalla creazione del mondo sino ad ora in gran parte discompaginata ». Termina queste note con alcune critiche su interpretazioni del diluvio che qui è inutile aggiungere. Segue all’opuscolo precedente un’altra breve serie di appunti intitolata « Strati che dal continente vanno alle isole del mare ». Sono per tempo posteriori a! suo lavoro « l’histoire physique de la mer », poiché o sono riconferme delle osservazioni fatte in quella o rettifiche di conclusioni in essa contenute. Comincia col notare per le osservazioni fatte a CassÌ3 e sid lago di Garda — quindi questi appunti sono posteriori al 1725 — che il « cratere del mare » cioè il bacino è della stessa natura lapidea dei monti e che gli strati della terra ferma continuano nelle penisole e nelle isole. Sul flusso e sul riflusso conferma le stesse constatazioni già fatte: le correnti invece le à ritrovate, alla distanza di 20 anni, specialmente vicine a terra, più forti e moventisi più a ponente che a levante; inoltre s’è confermato nella persuasione che esse contribuiscano al flusso e riflusso del mare. Sull’acqua del mare e sulla sua composizione non à da aggiungere nulla a quello che à già scritto; invece sulle piante marine à accresciuto assai le sue cognizioni, poiché à tentato di fare nuove suddivisioni, onde rendere più chiaro il modo della loro vegetazione, e pensa - 306 -