MARIO LONGHENA un « braccio », cioè un contrafforte dell’Appennino; dopo di esso, a cominciare dalle Torrette, e fino a Pesaro, per 42 miglia, una non molto larga pianura separa il mare dalle colline. Fra Pesaro e la Cattolica sporge un nuovo ramo dell’Appennino svolgentesi ad arco per 17 miglia. Il resto che è lungo 110 miglia è affatto privo di monti. Tagliata da molte acque confluenti nel mare è questa costa, ma nessuna di esse, tranne il Po, può essere navigata e la ragione è che troppo vicine alle foci sono le sorgenti di questi corsi d’acqua e poco copiose, sì che non possono lungo il loro corso raccogliere più acque e convogliarle insieme. Parecchie bocche di fiumi — il Neola a Sinigaglia, il Foglia a Pesaro, il Maregia a Rimini, Cesenatico, Servia, Candiano e Primaro — sono rese capaci con « artifiziose palizzate » di servire da porto a bastimenti leggeri per la piccola navigazione. La profondità del mare, per circa un miglio dalla spiaggia, è poco considerevole; per di più, frequentemente, si elevano « scanni » di arena, che quasi si vedono a fior d’acqua quando il mare è tranquillo, onde per essi è difficile venire, anche con legni leggeri, alla riva. Maggiore è la profondità delle acque vicine alla spiaggia montuosa o ghiaiosa, nè s’incontrano tali « scanni » d’arena. Ad esse è più facile l’approdo con fuste o mezze galere. La parte delle spiaggia più profonda ed adatta all’approdo di galere e vascelli è quella che sta intorno al territorio di Loreto, dal fiume Aspi fino quasi al porto chiamato Monte Santo. Il Marsili nota che il fondo del mare è inclinato « con un’ordinata proporzione », cioè ad un miglio la profondità è un passo, a due, due passi, tanto che gli - 134 -