CONTE L. E. MARSILI entrato nella Valachia si spinge ai piedi delle Alpi Transilvane lungo il fiume Aiuta od Olt, non per una impresa militare, ma per assicurare agli imperiali un tesoro conservato in un monastero. E qui non finiscono le incombenze che a lui vengono addossate — è in movimento di continuo e la sua attività non ha mai riposo —: da Nissa, minacciata dall’avanzare dei Turchi, lo si invoca dal comandante della piazza, favorevole a difenderla e contrario al suo abbandono; Vienna, pressata dalle insistenze dellTnghilterra e del-l’Olanda a far la pace con il Turco, perchè tutte le forze da queste potenze si vuole che essa spinga sul Reno contro la Francia, chiede a lui un nuovo progetto di confini da presentarsi ai Turchi e lo si invia in Croazia, e quando appena tornato completa la sua strada e getta un ponte fra Rama e Palanka, a valle di Belgrado, ecco la campagna di Transilvania invocare la sua presenza. Qui le forze di Tekeli, rioccupato il paese, suscitavano movimenti di ribellione, e se non si accorreva subito, la Transilvania veniva del tutto perduta. Si ritira ogni corpo d’esercito posto alla destra del Danubio — cadrà Nissa, cadrà fra l’incendio e la pressione degli assedianti anche Belgrado — e si va con forze discrete nell’aspro paese. Qui il Marsili si distingue più che in altre parti: e se la Transilvania non va perduta, questo è opera sopra tutto del Marsili che à tutti gli accorgimenti del capitano consumato nelle fatiche e nelle esperienze della guerra. La Transilvania era così sgombra: il Tekeli più volte tentò di rientrarvi attraverso i monti, ma venne sempre ributtato, onde la terra che si voleva abbandonare perchè - 35 -