CONTE L. F. M ARS ILI con occhi più acuti e vi nota qualcosa che prima non vi aveva osservato. La valle o palude per lui, che à scorto le cause che l’ànno prodotta, non è un fenomeno naturale, ma artificiale, cioè non l’à creata la natura, ma l’uomo mosso da ragioni non sempre buone, anzi bene spessi cattive. Quindi essendo formazione derivata dal disordine — ed è disordine non rispettare le leggi che la natura à poste — non è facile che si possa agevolmente e rapidamente far sparire. Par quasi che fatalmente i terreni bassi vadano soggetti — gli uni in un tempo, gli altri in un altro — a queste sommersioni onde derivano le paludi; e perciò come ammettendo questa fatalità il M., che non crede alla redenzione a breve scadenza della terra coperta da paludi, suggerisce l’idea di trai' da essa tutto quel che può dare, di utilizzarla sino agli estremi della sua capacità di vantaggi. Dato questo concetto, ben saldo nel Marsili, il suo lavoro acquista un sapore economico e sociale che sulle prime parrebbe non dovesse avere, e che gli dà interesse e freschezza. Tutto il resto — coltivazione delle valli, vegetali ed animali palustri — à valore come complemento al soggetto principale, che è lo studio del fenomeno fisico, ma è così particolare che non è facile darne un giudizio, se non avendo una speciale competenza. Ad ogni modo non è possibile negare nel M. un ordine rigoroso nella trattazione, un’attenta vigilanza su se stesso per non citare o riportare se non ciò che aveva osservato scrupolosamente e notato con diligenza, un senso della realtà squisito per cui quel che afferma à una corrispondenza piena con quel che esiste, nè la mente lo altera nè la parola lo guasta. - 235 -