MARIO LONGHENA bolognese. Invece di sviluppare quei concetti che egli aveva affermati e che erano fonte di buone e felici scoperte, qui s’era ripresa l’antica abitudine di esporre vecchie e vuote dottrine, le quali se dimostravano l’arte costruttiva e la forza di logica di chi le aveva formulate, trascuravano il primo elemento che bisognava sottoporre a studio, l’uomo. Perciò dopo il Malpighi quasi nulla s’era fatto, ed egli tanto aveva insegnato perchè gli uomini ne approfittassero. Ora il Marsili propone di istituire cattedre di anatomia umana, che durino non poco, ed aggiunge che a queste deve essere unita anche quella che vuole che sui cadaveri s’eserciti il giovane che si dà alla medicina, affinchè dalla visione reale dell’uomo e della sua costituzione tragga i lumi necessari alla cura de’ suoi mali. « Sarà lecito — conclude il Marsili — che lo Studio che ascoltò l’uomo che oltre le Alpi chiamano divino, lo onori a tal punto da volgere ad altre mete e per altre strade la disciplina in cui egli fu principe e da non dare, dopo di lui, neppure piccola opera che « tiri l’applauso delle nazioni straniere »? Dopo l’anatomia pensa alla chimica e s’augura che anche di questa disciplina si istituisca una cattedra, la quale potrà anche giovarsi del laboratorio che l’istituto che il Marsili intende fondare conterrà: della chimica — e qui il Marsili è seguace delle vecchie dottrine, nè poteva essere altrimenti, chè la chimica nasce alla fine del settecento — si vale la medicina, chè essa può preparare farmachi per i mali, e ne trae vantaggio anche la fisica, poiché « non è possibile che ci sia un buon fisico esperimentatore senza avere una perfetta cognizione della chimica ». Onde propone che allo stesso let- 116 -