CONTE L. F. MARSILI gli par che confermi la sua ipotesi che il mare non sia solo accresciuto dalle acque visibili e superficiali, ma anche da tributi, assai numerosi, sotterranei — ipotesi — e qui non vede la causa vera, ma s’appiglia alla causa che può sembrar tale — anche dimostrata dalla salinità delle acque minore che alla superficie, mentre dovrebbe essere maggiore. Passa quindi a parlare degli « scanni » d’arena o di ghiaia, a notare dove essi si formano e quali caratteri hanno: questi crescono più verticalmente, quelli più orizzontalmente, e ciò perchè gli uni si accumulano in un mare profondo, gli altri in un mare assai basso. Il M. parla, o meglio scrive, al Lancisi, e questi s’è parimenti occupato di spiagge del mare ed ha scritto una dissertazione — dottissima, dice il M. — sul lido di Ostia, onde può parlare liberamente, come a competente, e fermarsi un po’. Dove c’è una punta arenosa — si capisce, sotto l’acqua — ivi dite pure che sbocca, più o meno vicino, un fiume: le coste vanno ampliandosi « per la deposizione di arena e giara che si fa dai fiumi ». Ecco due proposizioni, a cui il M. non à trovato mai eccezioni, e l’ultima di esse à una prova anche da un confronto che fa fra una carta di Rimini di 100 anni prima e la realtà che egli osserva : un mezzo miglio si è avanzata la costa in un secolo. Se uguale accrescimento avesse avuto nel passato, diversa distanza dalla presente — egli dice — ci sarebbe fra la linea dell’Appennino e la linea di spiaggia; ma se le cose continueranno, come da un secolo mostrano di voler fare, ■— e qui insinua che la coltivazione dei monti (se avesse detto il diboscamento dei monti!) ne sia la ragione — ciò che non s’è avverato, certamente si effettuerà. Messo sulla via dei rapporti, variabili col tempo, fra - 141 -