CONTE L. F. MARSILI penthal; 6 e in tale grado lo sorprendeva la prigionia. All’assedio di Vienna egli —.come fu detto — assiste, non come avrebbe desiderato lui, combattente per la fede contro i Turchi, ma servo dei Turchi, obbligato a lavori duri ed umili; alla fuga dei Turchi dopo l’arrivo del re di Polonia G. Sobiezsky e dopo la loro disfatta sul Kahlenberg, è costretto, come prigioniero, a prender parte, e la fuga precipitosa lo porta a Buda, dove, pur essendo prigioniero e pur avendo scarso tempo a sua disposizione, fa osservazioni non poche sulla città, sulle sue fortificazioni e sul campo di Buda. Sfuggito due volte alla morte, chè per ben due volte dal Gran Vizir si ordina di condannare a morte tutti i prigionieri, superiori ai 16 anni, comprato da due fratelli bosniaci non per uno scopo di pietà, ma per la speranza di poterne ricavare un buon guadagno, il M. da Buda è condotto attraverso la Schiavonia fino a Serajevo e poi a Rama, nella vallata del Narenta, ammalato, stremato di forze e senza più l’illusione di uscire dalla triste prigionia. Finalmente nel marzo del 1684 la liberazione veniva anche per lui, e nell’aprile giungeva a Venezia ospite di quel Civrani assieme al quale aveva fatto il viaggio da Venezia a Costantinopoli nel 1679. Ma breve è il suo soggiorno in Italia e dura solo quanto basta per dar un po’ di ristoro al corpo che tanto aveva sofferto e farlo più pronto alle fatiche di guerra. E non è neppure oziosa la sua sosta, chè nel frattempo prepara una relazione della sua prigionia ed anche 6 V. Andrea Veress. Il conte Ferdinando Marsili e gli Ungheresi, in « Studi e memorie per la storia dell’Università di Bologna » voi. X. pag. 5. - 23 -