MARIO LONGHENA E qui, mentre riposa, ottiene la soddisfazione da lungo tempo attesa, quella di »aver il comando di un reggimento, e subito cominciano per lui le incombenze, gli incarichi, gli ordini di costruire ponti, di far fortificazioni, di stender relazioni, di dar consigli : è una serie interminabile di opere e di viaggi, che non si può seguire senza sentire la stanchezza per tanta attività e per sì prodigiosa forza fisica ed energia d’intelletto. Crediamo che pochi uomini si siano prodigati così largamente per l’altrui impero come il Marsili. Per prima cosa gli si chiede di costruire un ponte sul Danubio, che, per le molte piogge aveva straripato, ed egli, malgrado le difficoltà, riesce a congiungere le due sponde, un po’ sopra la confluenza della Drava, poi a superare il Tibisco e ad aprire una strada lungo il Maros, tutta ad erbe folte e ad alberi fitti. In tal modo è aperta la strada verso Petervaradino, chè si vuole assediare Belgrado, malgrado che il M. tenti di sconsigliare tale impresa, e possibile è la comunicazione con la Transilvania. A Belgrado si pone l’assedio, e, per di più, secondo un piano ben diverso da quello elaborato dal Marsili : gli assalti, malgrado che grande sia il valore degli assalitori ed il M. sia ferito da un colpo di fucile ad una gamba, non riescono, e l’assedio deve essere poco dopo abbandonato per l’avvicinarsi di un forte esercito turco. E qui si intensificano le divergenze — già prima spuntate, ma deboli assai e con scarse conseguenze — fra il M. ed altri capi, più alti di lui, dell’esercito imperiale: specialmente col conte Guido di Stahremberg 31 st I mss. 54, 55 e 56 contengono numerose lettere del Marsili a lui intorno a fatti della campagna 1694 e 1695. - 40 -