CONTE L. F. MARSILI oenari o del tutto non avvezzi alle armi; invece il M. giocò di prudenza, evitò ogni urto e s’accontentò di impedire che avesse a sfasciarsi quell’ accozzaglia di uomini male armati. Siccome nello stesso tempo Clemente XI, consapevole dello scarso valore delle sue truppe, iniziava trattative di pace, così si potè impedire uno scontro che sarebbe stato disastroso per le truppe comandate dal Marsili. Le ostilità furono cessate, ed il Marchese di Priè, andato a Roma per trattare della pace, ottenne che il Papa riconoscesse l’arciduca Carlo, che le potenze federate avevano già proclamato re di Spagna, re di Napoli, tollerasse che gli Austriaci ponessero un presidio a Co-macchio e che fosse ridotto a 5000 uomini il contingente di truppe pontificie. Così ricomposta la cosa se non come voleva il Pontefice, almeno in modo non del tutto cattivo, il Marsili, che aveva intanto provato che cosa fosse l’esercito pontificio, riprendeva, non senza un gran sospiro di soddisfazione, la sua vita di privato e di studioso. E veniamo alla seconda ripresa d’armi. Essa è posteriore di alcuni anni alla prima. La guerra di Successione è già finita ed i trattati di Utrecht e di Radstadt hanno assestato l’Europa e specialmente l’Italia, creando tuttavia un gran numero di difficoltà e di malumori. Ma poiché la pace non pare debba regnar fra le genti e sembra sia quasi spiacevole agli uomini vivere tranquilli, ecco scoppiare nuovamente la guerra. La determinava il Turco, stanco delle condizioni a lui imposte a Car-lowitz ed aspirante ardentemente a ricuperare la Morea che i Veneziani avevano lasciata sguarnita ed indifesa. Dichiarata la guerra, i Turchi conducendola con disperato ardore per mare e per terra, rioccupano varie città - 131 -