MARIO LONGHENA cenni sui venti che vi soffiano. La seconda parte poi è suddivisa in un capitolo sui vegetali ed in un altro sugli animali benacensi. Qualcuno potrebbe desiderare un po’ di trattazione antropica, ma oltreché questa parte essere diffusa un po’ nei vari capitoli, tanto che chi legge sente che su quelle rive vive ima vita varia e si muovono uomini che coltivano terre, abbattono boschi, conducono barche e pescano con diverse sorta di reti, è non necessaria per lo scopo che il Marsili si propone. Il primo capitolo cerca di dare a chi legge una visione sicura della posizione, della forma e delle proporzioni del lago; ed in questo suo tentativo è felice i’ Marsili, poiché sa bene incastonare questo smeraldo di acque fra i monti grigi e verdi che precedono le grandi Alpi. Ed anche la figura della superficie lacustre à saputo vedere: è « a foggia di liuto », con principio fra « greco e tramontana », e le dimensioni del pari à misurate con sufficiente approssimazione, e si noti che tutte le cifre sono sue e le à ricavate personalmente, servendosi di una « navicella » con tre remiganti. Se confrontiamo le cifre marsiliane e quelle che oggi possiamo trarre dalle misurazioni di distanze sulla carta, noi vediamo che le differenze sono così piccole che al Marsili dobbiamo perdonare il più o il meno, derivando esso dagli scarsi mezzi a sua disposizione e dalle mappe che del Benaco davano allora la rappresene tazione. Dopo esamina le sponde e dice che devono essere descritte chiaramente, perchè esse « debbono servire molto alla dimostrazione ed intelligenza dell’alveo del lago ». Dal nord — da Torbole e da Riva — comincia il suo - 268 -