CONTE L. F. MARSILI quest’uomo ci sorprende, come qualche cosa che esce dall’usato, dalla consuetudine comune e suscita, per questo suo carattere di fuor del comune, la meraviglia più alta. Siamo d’accordo con chi ci obbietta che il Marsili accresce la lunga serie delle favolose ipotesi sul corallo e che anch’egli addejisa errori aggiungendoli a quelli die eran già noti : siamo d’accordo che del pari sulle spugne egli non aiuta i suoi contemporanei a spogliarsi di false credenze. Ma la differenza fra il prima di lui e quel che egli lascia è enorme. Se non riesce ad afferrare il vero, però egli più degli altri si avvicina al vero : i coralli non sono piante, ma non si crede più, dopo di lui, che appartengano al mondo minerale. È un bel passo che egli fa, ma non è tutto il passo che si farà poi. Chi però legge quel che egli dice descrivendo le spugne, non si può dire che egli non abbia visto e non abbia bene osservato : c’è solo una differenza, che la sostanza che egli descrive abbracciente e penetrante dentro i fori, che non pare che si alimenti, che non pare abbia alcuna vita, ma sia una massa inerte, invece di esser pianta è un animale, di un tipo assai inferiore e così vicina al mondo vegetale da poter essere confusa con qualche rappresentante di questo. Ma il merito principale che si attribuisce al M. per quel che espone in questa ultima parte della sua storia del mare — vera visione del mondo vegetale — è l’avere in un capitolo che chiameremmo superbo per vastità di fenomeni descritti e per profonda intuizione, raccolto tutto ciò che, osservando ed esperimentando, poteva dire. Basta a quei fiori bianchi che escono dalle piccole cavità dei rami cambiar nome, e si avrà una descrizione - 263 -