MARIO LONGHENA come egli conosceva un po’ il turco così è spedito — si coglie l’occasione della sua presenza — plenipotenziario della resa. E qui, come pratico del modo di trattare dei Turchi, mentre gli altri suoi compagni temono quasi della loro vita, il M. con grande indifferenza discute nè s’impressiona affatto delle minacce: sa che quando i Turchi alzano la voce lo fanno per vedere com’è l’avversario e l’abbassano tosto quando s’accorgono di aver di fronte un uomo che non sa il timore. E difatti il pascià che pareva prima pronto al sacrificio suo pur di non firmare una gravosa resa, venuto a più miti consigli, cede la città e solo ottiene di aver salva la vita e gli averi. Il M. non sa soltanto eriger trincee e metter le fortezze nella necessità di arrendersi o nella possibilità di resistere, sa anche essere uomo abile nelle trattative, e se una volta — ancor prima di imprendere il mestiere delle armi — la sua impazienza giovanile gli aveva fatto commettere una leggerezza diplomatica, ora, dopo parecchi anni di vita militare e dopo tante traversie, che gli avevano insegnato le arti sottili per cui si esce dalle difficoltà, sapeva condursi con maggiore accortezza e, conoscendo gli uomini e le loro debolezze, trar profitto da queste. Ed a più alta prova diplomatica è posto subito dopo. Il Papa Innocenzo XI aveva cooperato con aiuti alla buona riuscita delle imprese or ora esposte: era quindi dovere da parte dell’imperatore dargliene un resoconto, ed il resoconto, nella mente di Leopoldo, doveva essere anche uno sprone a continuare negli aiuti. Quale uomo era più adatto del Mar-sili alla bisogna? Il M. aveva avuto gran parte nelle vicende della guerra, aveva combattuto ed era quindi nella possibilità di dire con ampiezza e con verità tutto - 28 -