MARIO LONGHENA fra loro e formanti di se stessi un muro o uno scoglio » gli rinnova un quesito: qual’è il modo di riproduzione di questi animali, poiché i modi soliti non sono qui neppure per un po’ concepibili. E il M. con quella franchezza che è il suo maggior pregio, confessa che egli non sa proprio rendersi ragione della generazione in queste specie e che non sa al momento immaginare per quel via possa avvenire: dal sapere dell’uomo illustre a cui la lettera è indirizzata spera di aver lumi, che pensa di occuparsi anche di questo problema. Poi si ferma a descrivere come è la vita di questi bai-lari e per quali vie essi ricavano dalle acque del mare il nutrimento. « L’animale — egli dice — ha una lunga e sottile proboscide che sporge fuori «dai forami di essa arena o creta o pietra per succhiare dal mare quel che gli serve per vivere ». E tali animali posseggono anche « un fosforo », cioè anno capacità luminose, il che proviene da un glutine che è attorno ad essi. Esprime da ultimo il desiderio che dal mare presso Ancona si estraggano piante, le quali, poiché crede che ve ne siano anche delle sconosciute, potrebbero accrescere la flora marittima, e che dal banco tanto temuto dai pescatori si peschino le piante che essi asseriscono essere numerose ed assai curiose. In altra parte dello stesso volume di manoscritti concernenti l’Adriatico è una serie di misure della profondità del mare, che accompagna di qualche chiarimento: merita pur questo breve manoscritto che lo si riporti opportunamente riassunto. I due estremi della sezione trasversale sono Ancona e l’isoletta di Premuda, e fra questi punti corrono — dice il M. — 80 miglia. Questa distanza ha profondità massime di 60 piedi, pili vicine alla costa dalmata che - 146-