MARIO LONGHENA scndo fra i più devoti ed i più puri cultori del sapere. Ad ogni modo non si può disconoscere in questo progetto una larghezza ed un’audacia di vedute che qui a Bologna, e forse da per tutto in Italia, dove le Università erano presso a poco nelle stesse condizioni non erano ancora state esposte, e va il merito al Marsili di avere additato il rimedio ai mali che travagliavano tutte le scuole, mali intrinseci e quindi rimediabili, mali di metodo e quindi sanabili. Che nessuna delle sue proposte sia stata accolta non testimonia della non bontà di esse, chè i signori che reggevano la città, passando agli archivi il progetto non ne davano un giudizio, o se giudizio v’era implicito, , questo era piuttosto favorevole, in quanto si credeva un po’ troppo rivoluzionatore della tranquilla vita dello Studio bolognese. Il Costa aggiunge al suo lavoro una parte che va oltre al tempo del Marsili, ed in questa dimostra che a quello a cui non potè riuscire il Marsili da sè, riuscì il Papa Benedetto XIV: il rinnovamento venne da un papa, amico della scienza, in età di poco posteriore. Forse i tempi — egli dice — non erano ancora maturi, ma poiché era fatale che così avvenisse, accadde e ciò che il Marsili propose quasi del tutto fu attuato. A voler dare un giudizio di questo progetto si corre il pericolo di ripetere ciò che già in altra parte fu detto. Ad ogni modo qui possiamo dire che quel che il Marsili proponeva nel 1709 era una specie di credo scientifico, credo a cui s’era sempre attenuto, riuscendo non ignobilmente a svecchiare od a costruire quasi ex novo alcune scienze. Egli era la dimostrazione che la scienza per potere marciare non à bisogno di ripetere quel che nel passato altri aveva detto, ma deve sopra - 118-