MARIO LONGHENA cesi se non debolmente, e trovò nel Conte d’Arco un accrescitore di tale illusione, un accarezzatore di speranze destituite di ogni fondamento. Scarsità ed inettitudine in entrambi, facilità a credere ciò che fa piacere ed a sperare ciò che avvantaggia: disposizione ad una vita placida ed incomprensione in entrambi dello zelo, dell’attività vulcanica del Marsili: ecco in breve sintetizzate quelle due deboli anime. Che i fatti di poi — l’avvicinarsi dei Francesi e l’entrata in guerra come alleata della Baviera — disorientarono del tutto, onde l’uno, il negatore forse dell’insufficienza di Brisacco, si diede a reclamare aiuti ed a chieder soccorsi, e l’altro, più preoccupato del bisogno, cominciò a tener per sè, a negar quello che veniva a lui chiesto, ed a gettar sulla corte la responsabilità delle sue difficili condizioni. E quando il disastro inevitabile sopraggiunse — ed è disastro assai limitato di conseguenze, la perdita di una città, sia pure importante, ma null’altro — ecco che ancor più forte timore s’impadronisce del Principe di Baden: vede lo spettro pauroso delle sue non piccole responsabilità, vede su di sè ricadere la colpa della capitolazione, e corre alla sua difesa. Fortunatamente c’è un uomo che à le sue stesse colpe, che ha condiviso il suo roseo ottimismo, che à creduto e sperato a vuoto, il Conte d’Arco, e fortunatamente vicino a quest’uomo c’è il Marsili che à fatto di tutto per fortificare Brisacco, per renderla capace di resistere al nemico. I tentativi del Marsili sono ottimo argomento a sgravar lui — Principe di Baden — di pesanti responsabilità, perchè tutte queste si addensano più fiere attorno al capo del Conte d’Arco. Ed allora perchè il Marsili non è, nel processo, esonerato da qualsiasi colpa e mandato assolto da qualsiasi - 78 -