MARIO LONGHENA Vienna alla stretta di Orsova — che più delle altre parti presenta caratteri grandiosi ed interessanti. Fra i manoscritti marsiliani, si possono trovare, ancora rozzi e solo saltuariamente elaborati, i materiali che poi utilizzerà nella sua opera, chè egli aveva la buona abitudine di far appunti di tutto ciò che osservava e di stender relazioni sulle esplorazioni fatte e di raccogliere le osservazioni che gli erano suggerite nelle visite e nelle esplorazioni. Man mano andava accumulando il materiale adatto, nè lo interrompevano in questa consuetudine o le cure dell’esercito o le dure fatiche che doveva sostenere. Racconta egli stesso che anche nel periodo non breve in cui attende alla fissazione dei confini dopo la pace di Carlowitz, siccome lunghe soste ed intervalli talora grandi di giorni avevano le sedute della commissione, egli ne approfittava per rivedere luoghi, per fare misure, per disegnare, per controllare: i suoi appunti hanno sempre bisogno di aggiornamenti e le cose riviste acquistano contorni sempre più precisi. Quando si pensa che i volumi sono sei e sono volumi in folio grandissimo, che le pagine sono ampie e contengono tanta lunghezza di periodi, che le carte, di varie sorta, cioè rappresentanti fenomeni diversi, sono moltissime, e che ci sono tavole ed illustrazioni, come quelle che riguardano le miniere, assai complicate, non può apparire strano il ritorno ai luoghi visti, il riesame di fenomeni già osservati, la rielaborazione di materiale già raccolto. È del 1700 l’annuncio dell’opera a cui da tanto tempo aveva posto mano e che andava via via completando: ed a Norimberga, a spese dell’autore, esce il « Danu-bialis operis prodromus », dedicato alla « Regiae So- - 168 -