CONTE L. F. MARSILI In lui c’è l’esagerazione di un principio di analisi scientifica, da cui traggono origine errori. La localizzazione di questi fenomeni, cioè la loro individuazione nello spazio ha un valore, indubbiamente non piccolo; il fatto poi che dove uno appare, appaiono anche gli altri, se non tutti, almeno in buona parte, è argomento non debole per considerarli originati dalla stessa causa o da cause assai vicine, ma non è lecito farli tutti risalire ad un’origine ed è arbitrario. Che essi abbiano nella zona delle colline o delle basse montagne che precedono la linea di vetta dell’Appennino settentrionale ed in parte di quello centrale, il terreno adatto per svilupparsi è fuor di dubbio, tanto che altrove, dove non si presentano le medesime condizioni, non appaiono tutti, ma a questo doveva fermarsi il Marsili, cioè doveva solo affermare che qui come in loco suo appaiono, nè doveva pensare che zolfo acceso desse i fuochi qua e là apparenti, nè creder che questo minerale in altro stato fosse il generatore degli altri fenomeni manifestantisi vicino. Ma se errata è l’interpretazione di tutti questi fatti, se vuole troppo riunire insieme fenomeni concomitanti determinati da cause più profonde, non meno esatto sono le constatazioni che va facendo. I fuochi uscenti dal suolo non mandano mai odoro sulfureo, la temperatura delle acque delle salse e del fango che esse emettono non à tempratura superiore all’esterna, anzi un po’ inferiore ad essa, altrove c’è dello zolfo — come lungo il versante tirrenico dell’Ap-pennino —, ma insieme con lo zolfo il suolo non offre la varietà di fenomeni del declivio emiliano; e tutto questo sarebbe sufficiente a distruggere ciò che non - 217 ~