CONTE L. F. MARSILI manoscritti: in essi è il segno di ciò che feci e compii, di ciò che cominciai e non portai a termine, di ciò che solo pensai; in essi è tutta la mia vita di studioso. E se non giunsi a terminare quel che principiai a trattare, non mi si voglia male per questo; alte erano le mie intenzioni e le forze mie non bastarono. Qualcuno compia quel che io non finii: è il mio più nobile desiderio. E invece chi sa quale uso si farà delle mie carte: ma fiat voluntas Dei. Tale è ciò che a lui i suoi biografi attribuiscono quando il male l’aveva assalito per la seconda volta nè, come nemico accanito, gli lasciava tregua e speranza. Chi sa che cosa sarà delle mie carte! Forse in lui era un triste presagio, che pur troppo s’è avverato. Gli studiosi di problemi scientifici non hanno liberato dalla polvere le sue carte, perchè troppo presi dal bisogno di penetrare il vero non hanno pensato di indagare chi li aveva preceduti sulla loro strada: gli storici hanno solo ad intervalli, un po’ troppo lunghi, risollevato un po’ del mistero delle sue carte. Che il bicentenario dalla sua morte sollevi dall’oblio ogni sua carta, ogni suo pensiero e faccia brillare la sua mente di tutta la bellezza della sua luce davanti alla posterità! Il 1 novembre 1730 il corpo di L. F. Marsili cessava di vivere. Umilmente fu portato alla sepoltura: anche morto voleva circondarsi di quella modestia che, vivo, gli aveva dettato il preciso desiderio di non essere ricordato che nessun segno in quell’istituto che aveva fondato. Ma la sua città aveva doveri che anche la volontà di chi muore non può sopprimere: funerali solenni furono a lui celebrati in S. Petronio e nella Chiesa della ~ 157 -