CONTE L. F. MARSILI del Pontefice e pensavano ai bilanci, non appartenevano aW'ordo degli uomini di lettere o di scienza, e quindi poteva il M. non tener conto delle loro critiche e tirar via. Invece era sensibile alle « più leggere mormorazioni », sì che la tacita disapprovazione di taluni, che poi tentò di diventare ostacolo e di fermare o intralciare il corso della deliberazione pontificia, lo irritò. Ma in quegli anni troppe cose lo occupavano, onde meno aspra fu la sua penna e meno insistenti le sue premure. Nel 1722 era a Londra ed era presentato dal Newton stesso — allora ottantenne — ai membri del-l’Accademia delle Scienze di Londra, ed alla presentazione l’illustre presidente faceva seguire le lodi del Marsili, e questi, anche in quell’occasione, non scor-davasi del suo Istituto, ma davanti al fiore del sapere britannico esponeva le ragioni che l’avevano condotto a Londra: voleva imparare metodi da coloro che costituivano il più alto consesso scientifico d’Europa per poterli introdurre nella sua Accademia, e da questo accenno traeva motivo per parlare dell’istituto da lui fondato, per descriverne l’attività, per dire come esso funzionava. Il suo dire pacato e preciso riceveva le lodi ampie dell’Assemblea e, quasi premio — premio assai ambito — otteneva che la antica Accademia si mettesse in corrispondenza col giovane Istituto bolognese. Per di più, a riconoscimento del suo merito come fondatore di esso, veniva aggregato quale socio all’Accademia londinese, e di lì a poco faceva in essa il solenne ingresso: l’avevano preceduto un discorso del presidente Newton e l’unanime votazione di tutti i membri intorno al suo nome. Così ciò che egli aveva fatto a Bologna usciva dalla - 121 -