MARIO LONGHENA e si vedesse di chi era la colpa. Altro indice della viva differenza tra i due è da ricercarsi nel fatto che alla relazione del Marsili, benché fosse precisata nei particolari, mai si diede risposta ed alle reiterate premure perchè in qualche modo si provvedesse alla fortezza si rispose col silenzio. Ora in realtà chi poteva procurare risultati tanto sconfortanti alle insistenze del Marsili, solo determinate dal desiderio della buona riuscita della guerra per l’impero, se non colui che più alto per importanza di carica del Marsili dava assicurazione col suo consiglio e tranquillava le preoccupazioni colla sua autorità, se non colui che avendo più grande responsabilità e dissuadendo nello stesso tempo dal prender sul serio i timori del suo subalterno, garantiva il Principe di Baden da ogni possibilità contraria? Non potremmo in alcuna maniera provare questi sospetti, nè lo potè neppure allora il M., benché avesse la certezza morale che, mentre cercava di dimostrare al Principe di Baden la vera situazione della fortezza, dietro di lui altri cancellasse i tentativi disinteressati ed onesti. Intanto le difficoltà si aggravarono e le condizioni diventavano peggiori: il 14 maggio 1703, appena liberato dagli arresti, il M. scrive al Principe di Baden dichiarando di non volere in alcun modo essere responsabile delle sventure che vedeva addensarsi sulla misera fortezza; più tardi la guarnigione, non pagata da più tempo, comincia a mostrare il suo malumore, e s’acqueta solo davanti alle promesse del M. che manda attorno a chieder denari, garantendo personalmente, e finisce per batter moneta di piombo; e quasi che tutto questo non bastasse, verso la metà d’agosto ecco appa- - 66 -