MARIO LONGHENA ne zza di poteri, sì che in più di una circostanza si dovette attendere il responso del senato, il che protrasse di non poco la durata della conferenza, ed obbligò i plenipotenziari a passar tutto l’inverno sulle rive del Danubio. La Dalmazia sopra tutto formò oggetto di discussione fra Turchi e Veneziani, poiché questi non solo non volevano ridotta la parte di costa orientale dell’Adriatico che già possedevano, ma anche cercavano di vederla ingrandita; i Turchi intendevano quasi cancellare la tenace repubblica, certo non permettevano ad essa di andare oltre il fiume Narenta. Finalmente anche Venezia fu accontentata ne’ suoi desideri, o meglio potè avere se non tutto, almeno buona parte di quel che voleva, e così il documento della pace fu compiuto. Il Fantuzzi 2 dice che il 9 febbraio 1699 — e toglie la data del Garzoni 3 — fu sottoscritta la pace: invece il 26 genn. fu il giorno della sottoscrizione. Con questo atto la pace fra i diversi contendenti era segnata: restava da fare per altro non facile cosa: la fissazione in loco dei confini secondo l’istrumento firmato. Ed era, tale lavoro, non dei più semplici, anzi presentava difficoltà che pochi avrebbero potuto e saputo superare. Quale uomo avrebbe accettato di sobbarcarsi all'enorme fatica, avendone la competenza, se non il Marsili? Non c’era nessuno che avesse le qualità adatte, e perciò l’imperatore non esitò a nominarlo commissario con pieni poteri per la determinazione dei confini; e se questa nomina era una necessità e se l’Im- 2 Op. cit. p. 174. 3 Istoria della guerra di Leopoldo I. Imperatore e de’ Principi collegati contro il Turco. Libro XVI. ~ 52 -