MARIO LONGHENA a questa scena del dramma lampi d’odio, invidie feroci, l’attesa crudele del momento della vendetta, ed accanto un animo di ambizione non comune, conscio del suo valore, diritto, sprezzante di mezzi termini, fiero nel dolore come era stato sereno nel pericolo. E poi ancora, più lontano, l’indifferenza degli uomini posti troppo in alto per accorgersi delle lacrime e delle ambascie dei più piccoli, e le male arti di una corte, che fra tutte, per il lungo tempo di sua vita, è più permeata dei vizi onde ogni corte è guasta, mentre rugge vicino e lontano una grande guerra, forse una delle più grandi — la più lunga — del settecento. E qui non s’arresta il dramma, ma prosegue solenne. Un uomo, il protagonista, se esce dall’urto sconfitto, stritolato nell’onore di generale, sbalzato dal suo grado ed allontanato da quella stima che fino allora aveva goduto, porta ancor fiera la fronte nè l’abbassa davanti agli altri, perchè sa che nulla à da rimproverare a sè, un uomo che si raccoglie nel silenzio e non mendica un perdono, ma chiede, riandando severamente la sua vita, una riabilitazione che non verrà, perchè quando i grandi condannano non vogliono confessare di aver condannato a torto e poi perchè troppe ire e troppe invidie ancora s’addensano intorno al suo capo, un uomo che non alla fede che possiede, domanda il conforto nella sua angoscia muta, ma alla scienza s’accosta fidente, perchè sa che gli lenirà il dolore e rimarginerà le sue ferite. Dramma quindi di cose e di animi, che merita attenzione, che attira, come tutti i drammi, che può appassionare; e noi cercheremo, pur sentendone la bellezza, di analizzarlo con oggettiva parola, di lumeggiarlo con considerazioni opportune, di chiarirlo nelle sue - 60 -