CONTE L. F. MARSILI tutto guardarsi d’attorno, osservare gli oggetti di cui vuol scoprire le cause e di cui vuol mostrare gli effetti, e ragionare non su principi astratti, lontani dalla realtà, ma su fatti ben accertati, circoscritti nel loro manifestarsi, penetrati con gli occhi del corpo o con strumenti. Era un lembo di dottrina galileiana che benché vecchia di un secolo non aveva ancora potuto ricevere il dovuto credito, e ritornava ancora insistente e chiedeva di non essere esclusa, ben conscia dei benefici che avrebbe recato. Chi credesse che il M. dopo l’inaugurazione dell’istituto e l’aggiunta ad essa dell’Accademia, fosse appieno sodisfatto e si ritraesse nella quiete serena degli studi a contemplare l’opera sua ed a vederne i buoni frutti, mostrerebbe di conoscere assai mediocremente l’animo suo. Ed infatti poteva l’istituto rispondere in tutto e per tutto all’ideale che egli s’era formato, poteva l’incompleta istituzione creata essere quel grande laboratorio dove tutte le scienze avrebbero potuto trovare i mezzi per progredire e farsi posto? Egli troppo in alto mirava ed aveva visto troppe cose fuor d’Italia per credere che il poco raccolto bastasse. E poi, geloso di questa sua creatura che aveva ceduta poi alla sua città, gli pareva che altri la invidiasse, ne ostacolasse il crescere, ne impedisse lo sviluppo. Forse, come aveva altre volte ben visto, anche ora ben vedeva; ma per essere spassionati giudici, bisogna anche convenire che i disgraziati reggitori di Bologna dovevano pure, come amministratori del pubblico danaro, non essere troppo generosi con essa per non privare della loro attenzione e dei mezzi necessari altre istituzioni cittadine. Il Marsili, a cui non spiaceva di essere ridotto in assai misere condizioni per aver dato gran parte di quel che - 119 -