ANNO - MDCLXXXIX. 55 1689, novembre 18. Cettinje — II Vescovo di Cettinje al Cav. Giovanni Bolìssa. All’ Ill.mo e Nobile Signor Kav.r Gio. Bolizza da noi Vissarion Vescovo di Cettine molto caro saluto e doppo. Vi sia noto come mi pervennero lettere dal nostro Patriarca di Pech, perchè senza dilatione debba portarsi dietro a lui a Pech. Hora m' attrovo confuso, ne so quello devo fare, perchè da una parte è caduta la neve per il Paese, e sono cresciute gran acque, e con difficoltà si può passare, però se bene è difficile caminaressimo ma si separiamo di presente dalli nostri signori che ci commandano et andiamo colà d’ altri signori e non sappiamo come, et in che forma dovrà essere. Mi rincresce andare, e poi non ardisco far diversamente per ciò vi scrivo, acciò sapete e che non habbiate occasione dire, che non v’ ho scritto. Ad ogni modo però, quando vorrò partire vi scriverò novamente. Vi raccomando il Monasterio, et il Paese, già non fermaremo colà troppo nè ancor noi, et il Signore vi conservi in lunga vita. (Ibid.). 1689, dicembre 1. Cattavo — Giovanni Bolissa al Pvovveditore Gene vale. Copia di lettera scritta all’ Ill.mo et Ecc.0 Signor Alessandro Molino. Le continue pioggie e la neve ultimamente caduta fa ritardare 1’ arrivo de capi de Monti, e medesimamente come con precedenti mie humiliai a notitia dell’ Ecc : Vostra. Mi scrive nell’ occlusa il Vescovo di Cettine, che dal Patriarca gli sii capitato 1’ ordine di dover trasferirsi a Pech, gli ho però considerato che per molti riguardi non deve abbandonar la sua Diocese, e ch’essend’egli solito patir frequenti, per non dir continue indispositioni può sotto tale prettesto sottrarsi, con quel di più eh’ ho stimato conferente al pubblico servitio, et al mio Nipote ho incaricato d’insinuare al detto Vescovo che partendo gli potrebbe dall’ autorità di V. E. esser sostituito in sua vece il Vescovo di Riva, che si ritrova nel Territorio di Castel Novo. Raffermo a V. E. la mia humi-lissima devotione et ossequente il bacio il lembo della Porpora. (Ibid.). 1689, dicembre 4. Spalato — Il Pvovveditove Genevaie, al Senato. Non poteva darsi quiete l’animo mio, geloso d’ogni pubblico vantaggio, se non penetrava l’occulte cause, per cui il Reverendissimo Patriarca di Pech, blandito da me con le più officiose dimostrazioni, impegnato con lettere della più sincera corrispondenza, e riddotto nelle vicinanze di Cattaro, havesse d’improvviso cambiato, e viaggio, e pensiere. Nel partire da quella Città incaricai il zelo dell’ Illustrissimo Signor Pietro Duodo Provveditore Estraordinario, e diede strette commissioni così al Cav.r Bolizza come al Capitano Christofolo Smaevich, perchè fissa tenessero ogn’attenzione, a fine d’indagare se in tale mutatione vi fosse corsa qualche insidia o altro doloso artificio di chi si voglia, per sconvoglier un trattato così ben’ordito, et il concluso abboccamento. Fa tutto il possibile quel degno Rappresentante e praticò ogn’industria per arrivare a più reconditi arcani di questo interesse. Il Bolizza con le instruzioni che gli diedi gl’ha scritta una lettera, del tenore, che intendevano TEE. VV. e s’è contenuto entro a termini da me prescrittigli. Dubita della fede d’altri, m’accenna havergli espedito Calogero, di cui si fida, e mi mottiva diverse novità, che tutte raccoglieranno dalla lettura del di lui foglio. Non essendo però ritornato il Calogero, non sa de miei sospetti darmi verun’ altro raguaglio. Ha il Patriarca fatto riflesso nel viaggio al proprio mancamento, non solo della parola, ma di non haverne men scritto in propria escusatione, e discolpa, onde da luochi di Niksichi m’espedisce una lettera, in cui narra i mo-