ANNO - MDCLXXXVm. 33 1688. — Il Vescovo di Cettinje al Provveditore Generale, AH’ m.mo ecc mo pacjron Girolamo Cornaro Kav.r Procuratore Generale in Dalmatia et Albania molto caro saluto di noi Vescovo di Cettine e da’ tutti li Conti del Monte nero. Ecc.mo Signore. Doppo che fussimo alla sua presenza in tempo che fu fatta tutta la con-gregatione di tutt’ il Monte nero à Cettine, et che tutti giurarono la devotione alla Ser.ma República, per esser sempre pronti al suo servitio, e di V. E., levandosi intieramente dal Dominio Ottomano, et ricercassimo all’hora ajuti, et assistenze, et per Comandante il Sig.r Kav.r Giovanni Bolizza, overamente il Sig.r di lui Nipote ; e cosi V. E. ci consolò, concedendoci soccorsi, e spedendo genti sotto la direttone del Sig.r Kav.r Gio. Antonio Bolizza; qual si diportò coraggiosamente contro Turchi, facendo tornar indietro vergognoso Solimán Passà, scacciandolo dal Monte nero, ov’ era venuto per distrugger tutte le Ville, il che per gratia d’iddio non le successe; anzi perse molti valorosi soldati del suo Essercito. Sinch’ erimo sotto il Turco, sempre ci ha fatto del bene la Casa Bolizza, e tutt’ il Monte nero ama questi Sig.ri bramando da loro soli esser commandati nell’ occorrenze del Publico servitio, mentre vediamo, che hanno fortuna nel nostro Paese, et anco questa volta, che veniva Solimán Passà coll’ Essercito contro Monte nero, andassimo a Cattaro per ricercar ajuti, e genti dall’ Ill.m0 Sig.r Proveditore e dal Sig.r Kav.r Gio. Bolizza ; onde per commando di V. E. ci diedero soccorso con le lettere dirette dal Sig.r Kav. Gio. Ant. Bolizza, che si condusse à Cettine, et s’avanzò Solimán Passà col suo Essercito un hora di lontananza ; ma non hebbe ardimento, nè coraggio di combattere contro i Christiani, solamente ha incendiato alcune Casupole di paglia vicino la Fiumara, et retrocesse con vergogna, senza troncar alcuna testa, nè far alcun schiavo, 0 depredar animali ; sicché con buona fortuna di V. E. due volte sin hora è fuggito vituperosamente Suliman Passà per via del Lago, il che niun altro Commandante ha fatto, et doppo che si trova il Monte nero, mai più sono stati così sventurati gl’ esserciti de Turchi, secondo è succeduto questa volta, mentre Turchi s’ erano intimoriti per haver inteso, che il Sig.r Kav.r Gio. Antonio gl’ attendeva con gran coraggio, e molta regola, che si ricerca negl’ Esserciti. Scriviamo perciò a V. E„ affinchè sappia, come questo Nemico non ci ha punto nocciuto; solamente dobbiamo raccomandarci a V. E., che se altre volte dovesse questo Passà tormentarci che si degni spedire in nostro ajuto le sue genti col medesimo Sig.r Kav.r a Cettine, sinché permetterà il Sig.e Iddio, che V. E. conduca a questi Confini, per esser questi cani non battezzati, et per liberarci intieramente da questa sog-gettione, secondo havete liberato tant’ altre nationi. Supplichiamo V. E. di scriver una lettera all’ Ill.m0 Sig.r Provveditore Estraordinario, et al Sig.r Kav.r Gio. Bolizza, acciò spediscano al Convento di Cettine due Compagnie, eh’ ascendano tra tutti a cento Fanti, per fermarsi di guardia a questi Confini; mentre quando si divulgasse, che qui dimorano genti pagate, starebbe in quiete questo Paese, nè potrebbe nuocerli l’Inimico ; et si raccomandiamo in tutte 1’ occorrenze a V. E. (Ibid.). 1-688, giugno 9. Cettinje Il Vescovo di Cettinje al Provveditore Generale. All’IH.™0 et Ecc.m0 S.r Potente Girolamo Cornaro Kav.r Proc.r Prov/ Gen.e in Dalmatia et Albania, molto caro saluto da noi Vescovo di Cettine, e tutti Conti e Capi di Monte nero. Ecc.m0 Sigre doppo che fossimo alla sua presenza in Castel Novo ; la supplicassimo di concederci il Sig.r Kav.r Gio: Antonio Bolizza, acciò si conduca tra di noi, per commandarci, et noi obbedirlo, et con la sua assistenza, con l’aiuto del Sig:r Iddio, e buona fortuna di V. E. n’ abbiamo portato bene, facendo tornar svergognato in dietro ' Solimán Passà, che s’era mosso col suo esercito per inferir gran danni a questi paesi ; ma non gli fu permesso dal Cielo di far male a noi altri, ma bensì a se stesso, sendoli periti quaranta Turchi, e quindici feriti, quando abbiamo seco combattuto