ANNO - MDCLXXXIX. 53 Ma detto Capitanio diretti tali fogli con sue allo stesso Monsignor Patriarca, esprimendogli esser vicini ormai quattro mille Cavalli, per unirsi à quelli de Monti, ripetendo, in caso diverso le stesse minaccie. Il Patriarca usando atti di molta propensione à questo Serenissimo Dominio ha di tutto espediti à me gl’ esemplari, scrivendomi pur anch’ egli una lettera, nella quale pare non si sbracci da propositioni così utili e che hanno sì bella apparenza. Si scopre però che nudrisce genio di sottoporre le genti e farle continuare nella soggettione e corrispondenza verso la Serenità Vostra, ma bramarebbe 1’ uscita mia in Campagna per incoraggire i popoli alleati dalle spetiose insinua-tioni del Capitanio, quale non ha mancato di scrivere in consonanza anco à me, come dalli stessi originali, e dalle loro fedeli traduttioni, che tutte rassegno sotto 1’ occhio Pubblico, potranno comprendere. Io mi sono contenuto nelle risposte et all’ uno et all’ altro come vedranno dà loro transunti, ne mi può sofferir il cuore di lasciar perder il credito dell’ Armi apresso quelle genti, per le cui corrispondenze, hà sempre la Serenità Vostra profuso regali, il giorno d’ hoggi vivendo assicurata con gl’ impegni, e nutrendone in Cattaro, con spesa quotidiana gl’ Ostaggi. Alessandro Molin. (Ibid.). 1689, novembre 4, Spalato — Il Provveditore Generale al Senato. L’ unica remora al mio partire dal Canale di Cattaro era 1’ abboccamento di Monsignor Reverendissimo Patriarca di Pech. Egli continuando lettere di tutto rispetto m’ assicurò sempre di sua venuta, e con 1’ espeditione di più messi diede credito alle promissioni, ardendo io di desiderio d’ unirmi seco per concluder in Pubblico vantaggio tutto ciò, che mi fosse succeduto di poter stipular col medesimo, non lontano d’una quasi certa speranza di riddur anco 1’ accordato in scrittura, e d’ obligare i popoli de Monti à ricever un soggetto con poca gente, che in nome Publico pressiedesse in quei luoghi, per haver totalmente ogni aspiro agl’ Imperiali di poter mai pretenderne dominio o giurisdittione. Veramente l’intentione del Prelato non poteva essere più uniforme al mio disegno, raccolta da più circostanze evidenti, che mi persuadevano una total inclinatione al partito di Vostre Eccellenze. Egli stesso doppo havermi trasmesse le copie di tutti gl’ inviti de Cesarei, fatti così alla di lui persona, come à Popoli de Monti d’Albania, havea rissoluto di portarsi personalmente sino a Cattaro, per non dar à me l’incommodo di innoltrarmi fra terra, e realmente saputo il mio arrivo in quella città, ove m’ ero à questo solo oggetto trasferito, s’ unì col Kavalier Giovanni Bolizza il giovine, e fatti viaggi lunghi e scabrosi, capitò sino a Cettigne, mezza sola giornata di cammino distante» da Cattaro. Ivi per pura fatalità pervennegli un messo espedito dalli di lui Monaci di Pech, con lettere così efficaci, che lo distolsero dal primiero proponimento. Gli significavano 1’ arrivo d’ un Còm-mandante Austriaco nel loco stesso, quale lo richiamava alla di lui Ressidenza, seguitone, come già si divulgò, dall’ armi Cesaree 1’ acquisto. Che i popoli del rito greco, prese le parti di Cesare, non volevano star più senza il loro Pastore, onde o risolvesse d’ abbracciar partito così cortese, o che altrimenti ■ Sua Maestà Cesarea sarebbe passata ad elettione d’altro soggetto per contentare tante genti nuovamente datesi alla sua protettione. Hebbe tal forza questo motivo che riuscì vana ogni persuasiva al Kavalier Bolizza di ridurlo in tanta vicinanza a Cattaro, per poche hore, e senza ritardo intraprendere il viaggio verso- Pech. Fu tale in lui il rossore di mancare all’ impegno, che non ardì nemmeno di scrivermi, ma pregò instantemente il Bolizza di passar ufficio caldissimo con me in sua escusatione, attese l’urgenze sudette, e gli diede una lettera per il Cavalier Bolizza il vecchio, del tenore che humilio all’ EE. VV. Ero in agitatione che tal pentimento derivasse da qualche insidia, ma non puotei penetrarne