132 MONTENEGRO con espressioni, che non' sia per anco giunto il tempo della loro felicità. Verso le convenienze di VV. EE. non v’è certamente che apparenza, non avendo riguardo di esagerare agli incontri esser la Ser.ma Rep.ca più povera di Stati, quanto ricco, e grande l’Imperatore. Quest’ è di presente la sua veduta, perchè più prossima a suoi disegni, per altro il cuore è sopra tutti occupato dal Zar di Moscovia. Scrivo con libertà e a tempo perchè avvicinandosi per aventura l’Insegne Imperiali lo considero istromento capace, già vinto dal genio di far una rivolta all’ultimo segno pregiudiciale all’interesse di V.ra Ser.tà Vuote sono corse fino questo giorno le mie diligenze per aver nelle mani alcuno de fogli co’ quali per Via di Fiume corrisponde a Vienna. Passano li fogli stessi con riserva, e su la fede di questi sismatici, troppo tenaci di serbarla al loro Pastore. Serve a mia consolatione sul periodo di quest’ impiego d’aver felicemente ridotto a buon segno, due maneggi, quanto scabrosi, altrettanto utili alla dilatation di vostro confine. L’acquisto è precioso perchè numerosa cinque in sei mila huomini d’Arme della più esquisita bravura. Sono que’ stessi, che hanno fatto argine alla Pottenza Ottomana, impegnata già per la distruttone del Montenero, e che hanno dovuto soccombere solo quando si intruse la disunione. (Ibid.). Sebastiano Vendramin. 1717, gennaio 24. Zara — Il Provveditore Generale al Senato. Desiderosi li popoli de Monti Superiori dell’Albania e quelli del Montenero di testimoniar la disposizione che nudriscono nel dichiararsi per V. S.tà hanno supplicato a poter presentarsi al Pub.co piede per ratificar colla voce questo loro plausibile desiderio e per conciliarsi i benigni riflessi di VV. EE. Havendo li primi spedito in qualità d’Inviato il Voivoda Radogna con due Compagni e li secondi Vucadin figlio del Voivoda Vucota con tre parimenti compagni; prendono questi le mosse per por ad effetto il concepito disegno. Trovandomi nel debito d’ accompagnarli alla S. V. lo faccio co’ le presenti che serviranno di testimonio al loro Carattere. (Senato, Secreti, Rettori, Dalmazia, f. 179). 1717, febbraio 23. — T Conti di Montenegro al Senato. E gran privilegio il nascere sudditi di V. Ser.tà ma è gloria senza misura maggiore il diventarvi per ellezione e per genio perchè dove il nascere è puro dono della fortuna, il diventarne è tutto merito della volontà. Con tali sentimenti appunto doppo le tante sostenute peripezie s' avanzano i Co. Co. del Montenero con le vaste loro Popolazioni a rinnovare a’ piedi di quest’Altare i tributi ossequiosi dell’antica loro fede, e già nel nuovo Prencipe che hanno eletto, ravvisano, l’immagine d’un nuovo padre, che adorano. Interruppe è vero la fortuna maligna la felicità di sua prima sudditanza nelle confinazioni successe doppo la guerra di Candia, e doppo quella della Morea, ma se alta inevitabile ragione di Stato li fe’ sudditi, ottomani dolcissima violenza di genio, e di debito li volle sempre adoratori, del Pubblico nome. Infatti scosso il barbaro giogo, cui malgrado servivano, corrono volontari a gettarsi nel grembo del primo lor Principe, Principe il più glorioso et il più amabile fra quanti hanno veduto a regnare sul trono della libertà il mondo presente, et il mondo passato. Dividonsi i popoli del Montenero in due specie, altri che già si sono rassegnati et altri che han già concepito il nobil voto di seguire 1’ utile esempio de’ primi. Tutti e due portano un ricco stuolo di sudditi a V. S.ta perchè tutti e due formano un corpo rimarcabile, e prezioso di sopra cinque mille Uomini d’Armi.