ANNO - MDCLXXXVIU. 25 Non essendo riuscito a Soliman Passa Sangiacco di Scutari di persuader i nostri Capi de Cuzzi, Piperi, e Bratonosichi, a stabilir seco alcuna compositione, non ostante l’ampie promesse di ricompense, nè a consegnarli secondo bramava gl’ ostaggi, nè concepì odio grande contro tutti ; e perciò havendo mandat’ a chiamar con Corrieri espressi il Passa d'Harzegovina, acciò s'avvanzasse con tutte le genti verso Colasin, egli s’accinse con tutto lo studio a raccoglier l’Essercito ; facendo venir alla sua presenza il Sangiacco di Ducagini; Adem Sangiacco d’Elbassan, Osman Begh d’Ohrida; Velibegh, con altri due Sangiacchi di Prisren; si che unito tutto l’essercito, ascendente a 7 mille Combattenti, s’avvanzò verso Podgorizza ; ove molti giorni prima haveva fatto recapitar grande copia di farine, et altre Vittuarie. Sentendosi da noi questi vigorosi preparamenti, havevimo scritto lettere efficaci al Signor Cavalier Gio. Bolizza, con altre incluse per l’Eccellentissimo Signor Proveditor Generale, pregandolo di praticar delle medeme sollecito il recapito ; mentre veniva supplicata l’Eccellenza Sua d’accelerare il camino verso il Canale di Cattare, e di farci godere l’assistenze ; stante la fedeltà, e divotione, che proffessiamo alla Serenissima Republica, in auttentica-tione della quale già spedit’ havevimo in due volte buon numero de nostri Capi principali, acciò si fermassero appresso l’Eccellenza sua, per conciliar qualche bene al nostro vantaggio, et Publico interesse. Ricercassimo anco soccorso de Munitioni, e genti a Cattaro, et ci furono inviate dall’ Illustrissimo Signor Proveditor Estraordinario Polveri, e balle, con assicurarne, come passava buon corpo di gente di quel Territorio per unirsi con li Niksichi, e Drobgnazi, et eh’ à momenti sarebbe arrivato l’Eccellentissimo Signor Proveditore Generale nel Canale, con Galere, e legn’ Armati ; onde s’incoraggirono maggiormente le nostre genti con tali notitie, e si concertò di sorprendere la Fortezza di Medun, già fabbricata da’ Turchi per freno della nostra libertà, et riuscì prosperamente il tentativo; si chè trucidate le Guardie, ch’ivi dimoravano la ridducessimo al nostro potere, e si risserva alle dispositioni della Serenissima Repubblica per esser secondo gl’ ordini, che riceveremo custodita. Si mosse intanto da Podgorizza la mattina di sabbato, che fu li 20 corr. Soliman Passà con tutto il suo Campo, ben assistito da vigoroso nervo di Cavallaria, e facendo sonare i suoi Timpani, e Naccari, prosseguiva con somma baldanza verso i nostri Monti ; nè ben internato nei medemi, fece dar alle fiamme circa cento Case, con quella d’Ivan Illicovich nostro Voivoda. Noi in questo mentre n erimo raccolti sopra i Monti, detti Golech, e Cappaccizza, in mezzo de quali si dilunga un Vallone, dov’ è fabricata la Fortezza di Medun ; et quando scorgessimo ben’ inoltrati i nemici nel medemo, calassimo concordemente dai medemi Monti, principiand’ a’ combattere, doppo levat'il sole, et durò il conflitto sino le vinti doi hore, nel qual mentre non potendo i Turchi res-sistere al corraggio col quale dai siti vantaggiosi combattevimo con archibuggiate, principiarono volger le spalle, et noi all’hora gettati per terra i schioppi, et enudate le spade, principiassimo a farne stragge de medemi, occupando nel tempo stesso le strade, per le quali s’erano introdotti nel Vallone, si che pensand’ essi trovar altre vie, si ridussero in grosso numero sopra un dirruppo, da cui per timore si precipitorono in gran quantità, particolarmenti quelli, eh’ erano a Cavallo, nè cessassimo a perseguitarli, sino all’ imbrunir della sera, incorraggiti dalla fama, che li Niksichi con li Territoriali di Cattaro si fussero prim’ incaminati in nostro aviso. Vedendo Soliman Passà l’eccidio de suoi, persisteva tutta via a respingere i fuggitivi, acciò combattessero; e n’uccise due di sua mano, per introdur timore negl’ altri ; ma non potendo in alcuna forma fermarli, et essendoli stato ucciso sotto il Cavallo, voltò anch' egli le spalle, lasciando nelle nostre mani il suo Padiglione, Timpani, Naccare, e due altri Cavalli. Nel conflitto, oltre i feriti sono rimasti trucidati circa mille, e cinquecento Turchi; mille e doicento de quali sono stati da’ nostri spogliati, col vestirsi de loro drappi, et acquistate l’Armi con più di due milla schioppi, con cento e vinti bravi Cavalli, e numerose Bandiere, diverse de quali, che sono le migliori, hanno li nostri Capi principali qui spedito all’ Eccellentissimo Signor Proveditor General, in testimonio della Vittoria, con li predetti Timpani, e Naccari. Hanno pur riservato per se il Cavallo, et il Padiglione del Passà; il che non s’è potuto hora far qui pervenire, attesa la gran copia di nevi, che sono cadute. Sono periti in questa