138 MONTENEGRO 1717, luglio 30. — Dattilo Vescovo di Cettinje al Provveditore Straordinario. Ul.m0 Signor Provveditore Estraordinario Signor Marin da Molin, mio caro amico. Noi di sotto nominati havressimo a caro sempre portar giulivo, e buon avviso, e ancora avressimo a caro e ci piacerebbe far qualche utile, diciamo, che. sia venuto il Muktì di Scutari a Xabiacco et ivi unisce i Aghè di tutte le città per non so che consigliare, e parlare dei loro Conti ; per mezzo di ciò si può dire, che sia preso Belgrado, e così si dice, che sia preso. Tanto, io questa mia vera servitù, e vera amicitia dimostro a V. E. acciò immediate habbiamo a vederci col Signor General in queste parti, perche se in breve non si vedremo, non sarà per tutto bene, perche io vi avviso, e vi racconto, come vero e veridico Amico, affine mandate subito la copia di questa mia debole lettera al Signor General acciò sia in breve in queste parti perchè si può dire, che questo Congreso del Muhtì coi Aghè sia più tosto di resa di quello che di combattimento, perciò bisogna con cellerità procurare che tal Consiglio Ottomano non sij per qualcun altro, che prima verrà; Niente s’oppone se non Bielopoglie sino a Podgorizza. Io mi documento da Voi perchè sapiamo che V. S. Ser.ma per tutto sà meglio. Et è anco bene ciò credere perchè io sò da molto tempo quello che i Turchi dell’ Albania parlano, e qual pensiero pensano e tutto ciò sarà, come al Signor Iddio piace. 1717 li 30 Luglio stil vecchio, e a stil nuovo sono li 10 Agosto. (Provveditore Estraordinario f. 13). Danilo VESCOVO DI ScHENDERIA 1717, agosto 22. Catturo — Il Provveditore Straordinario al Senato. Lettere delli 8 corr. scritte in Almissa dall’Eccell.m0 Signor Provveditore Generale ragua-gliano questa carica delle precise venerate commissioni di VV. EE. con obbligo alla dipendenza mia osequientissima di humiliar da qui inanzi a cotesto Augusto Tribunale tutto ciò che andasse insorgendo in proposito del Vescovo di Cettigne. Instrutto già della qualità del soggetto anco prima di rassegnarmi a quest' imcombenza ed ecitato da un comando di S. E. a dover affettar seco le maggiori dimostrazioni di stima rifferirò a pubblico bene tutto il frutto dell’ opera mia con quelle considerazioni che reputo più addattate alla natura dell’Uomo et al suo destro temperamento. Affacciato appena a questi confini, presi consiglio di ravvivarle con la uficiosità della penna le smarrite rimembranze della antica mia divozione e con la partecipatione del mio ritorno a questo spinosissimo impiego, studiai di farle comprendere la mia brama di continuare seco negli usi della primiera amorosa corrispondenza. Aggradì egli infinitamente l’affetto e non contento di havermelo ricambiato con un cortese rescritto, per darmi una maggiore prova della continuazione dell’ amor suo mi rese degno anche di una visita pastorale. Lasciatosi servire nei primi giorni qui alla mia mensa mi diede adito d’insinuarmi seco mediante la savia interprètatione et assistenza di questo Sop. Sergente Maggiore di Battaglia Cav. Bucchia in un lungo secreto colloquio sopra le presenti contingenze delle Armi pubbliche. Premesse alcune impressioni di veneratione e di fede verso il pubblico nome, pretese guidarmi a riconoscer le forze e lo stesso delle piazze degli inimici. Mi fece vedere nell’ Erzegovina languenti Niksich e Tribigne d’ogni sorte di munizioni e di viveri e del pari scoperto anco nell’Albania ogni presidio di Militia pagata, obbligato tutto il nerbo delle truppe Ottomane a marchiare sollecito ad unirsi al campo sotto Belgrado. Confessando anch’ esso l’apprensione e lo spasimo che invade attualmente tutti gli animi de nemici, s’avanzò replìcatamente ad esprimersi non potersi desiderare occasione più propitia ne favorevole ai vantaggi della Serenissima Repubblica. Congiunse a tali espressioni (non so per ostentatezza di fede o per alcun altro politico suo riguardo) tutte le mag-