102 MONTENEGRO così il vostro sale et pane non ci diventa leprosi. Mandateci di quello per il Caloiero fino, che venimo ancor noi. Con Cuzzi si pacificassimo, ma il sangue non possiamo pagare se non ci darete li panni, che ci havete promesso, e non dato ; e però tutti vi preghiamo che ci date gli stessi quatro panni, perchè habbiamo gran bisogno, havendo stabilito di darli sino il nostro Natale. Vi sarà stato rapresentato dal conte di Piessinzi, come venivimo tutti con loro in aiuto a Cettigne, ma non siamo stati in- tempo perchè ci incontrò 1’ aviso eh’ il Passà era ritornato, e più sollecitamente non habbiamo potuto, perchè il figlio del Passà era a Podgorizza con tremila huomini, anzi subito che pressentissimo essersi il stesso Passà levato et andato nella Fiumara con due cannoni per battere il Monasterio, noi partissimo. Havessimo scritto avanti, ma non habbiamo po-tutto sino che non s’ è disperso l’esercito ; mandateci della carta, et il Signore v’ allegri. (Ibid.). 1Ó92, ottobre. — Solimán Pascià, ni ribelli Maini. Dal felice Suliman Passà à Ribelli Mahini. Perchè ascoltate la debole potenza de Christiani, quando venni nel mio stato il felice Gransignore mi fece Passà, ed al presente, se vorrà Iddio, Gran Visir; onde pensate fortemente se volete mandarmi il tributo, ò pure me lo consignará il Paese di Montenegro, e Voi levatevi di marchiar per Mare, et ivi passerò ad abitare li Montenegrini, perchè il confine del Gransignore è sino al lito del Mare; e pensate fortemente se li Christiani possono diffondervi con le loro dilazioni; se in loro vi fidate, et rescrivetemi quel che pensate. (Ibid.). 1692, novembre 6. Cattavo — Il Provveditore Straordinario al Senato. Padrocinati dal Cielo i maneggi di questa Carica resero a tal segno difficili da effettuarsi le vaste intenzioni di Solimano, che finalmente nel punto che era per callar alle marine, diede orrecchio a quanto con desterità le venia dai confidenti insinuato, perchè persuaso a non progredir oltre Cetigne, mentre non potea farlo senza nuovi cimenti, e senza azzardar per anco la di lui sorte, s’ è contentato tentar li comuni di Zuppani, Pobori, e Mahini colle lettere, che autentiche sogetto alle Eccellenze Vostre, colle quali li invitava ad arrendersi, ma prevenuta ogni loro risso-tutione dalle disposizioni accennate nel numero 34, e veduto dal Passà di che coraggio sian le poche milizie della Serenità Vostra, s’è alla fine rittirato del Montenegro, mà non perciò cessarono 1’ agitazioni in questa destituía Provintia, perchè intenzionato a non isbandar ammasso tanto numeroso con si poco vantaggio, s’incarnino contro Piperi e Bielopaulichi. Con gli uni e con gli altri non ommisi qualunque persuasiva e blandizia per tenerli costanti, promettendole avanzarle soccorso, et in questo mentre per effetto di buona sorte ingrossato il fiume Zenta, negò a turchi il passaggio, infino a tanto che inasprite le ferite del Passà, rilevate nello sfogo della mina a Cetigne, e massime quella del Capo, fu in necessità passar a Scutari per medicarsi addolorato dalla perdita di tanti congionti e comandanti, dove sbandate le genti lasciò per adesso il pensiero di turbar 1’ Albania. Nell’ allontanarsi dal Montenegro condusse seco ostaggi delli comuni d’ Osdrinichi, Cetigne, Cernizza e Fiumara, e di qualch’altra villa più esposta per necessitarli al Carazzo. Sollecitò, ma inutilmente quelli ancora scritti nel numero 34, oltre de’ quali a forza di dolcissime insinuazioni mi sortì staccar dal partito Ottomano, e ridur novamente vassalli di Vostra Serenità Miraz, Xaqueci, Dal e Zalusi della Contea di Gnegussi ; Tessera della Contea li Chieclichi; Ughne et Ossinichi della Contea di Bielussi, e promettono di presente conservarsi divoti al Publico Regio Nome, conciliandosi dall’interresse proprio la loro inclinazione. L’universale, a propria congiuntura