ANNO - MDCCH. 119 Per l’amicitia poi che meco per tanti anni professa m’arrischiai addimandarlo per dove s’era incamminato, mi rispose senza alcun riguardo, per il Montenegro, e poi verso Zuppa, li considerai molto incomodo, e disastroso il viaggio, particolarmente a Zuppa per la penuria del-1’ acque nella contingenza delle seccure presenti, suggerendogli che l’Emiro col Cadì potevano supplire all’ esattione de Datii de Zuppani ; mi disse, che tal’ era osservatione dell’ordine del Gran Signore, per far ad ognuno pagar il Testadego; cioè un cechino per huomo, e mi fece leggere dal suo Tesoriere tal’ordine e lui me lo interpretava in Illirico per esser scritto in Turco. Lo supplicai per mia soddisfattione d’una copia per farla vedere a Zuppani col pretesto di persuaderli alla contributtione; senza darli tale disturbo di portarvisi in persona; onde commandò al Tesoriere, acciò ne la facesse subito. Intanto rittiratosi sotto il suo padiglione meco, mi spiegava li termini espressi nell’ordine, la sua sostanza e rigore, et io poi inteso il tenore, feci la traduzione in Italiano conforme l’E. V. potrà osservare dall’annessa copia, che glieli’humilio, e ne aggiungo un’altra cartucciola gialla con quattro bolli, che dovea esser data per cauttione a chi paga detto Testadego. Per assicurarmi che il Tesoriero non mi havesse alterata la vera continenza dell’ordine stesso, per haver il mio servitore perduta detta copia, e lo pregai, che me ne facesse un’ altra, e mi favorì, ma in sostanza era come la prima. A tal oggetto e per facilitarmi l’intento, havevo ora persuaso l’Emiro di venir meco a Zuppa per detta opperattione, e di nuovo introdotto discorso col Passà presente esso Emiro, mi si dolse veramente. di Zuppani, per il poco rispetto alla sua persona, al Musselin, et Emiro, già che quando li aveva chiamati, niuno di loro s’era mosso, e finalmente si persuase di spedir meco l’Emiro, col prescrivere otto giorni di tempo,-e che lo assicurassi di quanto havevo opperato ; perchè in caso che li Zuppani perseverassero nella disubbidienza, senza dubbio sarebbe venuto in persona. Terminati tali discorsi lo mandai a regallare con le tre Vesti, Confetture, Zuccari, Rosolini, e spetiarie, il tutto somministrato dall’Ecc. Vostra per tal effetto, havendo compartito esso regallo parte al Bassà, et una portione al suo figliuolo. La mattina di ultima seduta nel licentiarmi dal Passà, fui dallo stesso ricercato di provvederlo d’una campana che servire doveva, come disse, per l’orologgio della Fortezza di Scuttari, per il quale già lui haveva fatto costruire una torre, et in appresso voleva esser proveduto d’un fornimento di cuori per le stanze che nuovamente haveva fatto costruire in detta Fortezza; m’essibii servirlo volentieri, ma dissi ch’era necessaria l’occulata osservatione del luoco; ove doveva visitare l’orologgio per sapermi regolare della grandezza della campana, et ultimamente bisognarmi pigliar la misura delle stanze che intendeva fornire di cuori; scrisse al suo Musselin, perchè tutto mi facesse vedere; come seguì il primo del corrente. Portomi dunque a tal effetto nella Fortezza, situata sopra monte sassoso, e disastroso, di modo che l’accesso è difficilissimo da tutte le parti, fuori della strada che conduce alla Porta mediocremente erta; ma facile all’accesso, di modo che, sei di fronte potrebbero marchiare per tale via ; nell’ intrar nelle prime porte che rigguardano verso scirocco, a livello delle stesse c’ è una Piazza sopra la qualle comodamente potrebbero maneggiarsi sei cannoni; ma non ve n’erano che tre da 60 sopra letti poco abili e che rigguardano 1’ oppostamento per Levante, dal quale ne passati tempi fu battuta detta Fortezza, nella Piazza stessa ov’era giacente a terra un cannone lungo da 15 piedi in circa e due piedi di bocca egualmente grosso per tutta la lunghezza. Poi per altra porta che riguarda verso Levante, e a mano sinistra sopra la Piazza accennata inferiore n’ era altra Piazza con sei grossi pezzi di cannone ; cioè tre da 60 due da 50 et una colubrina da 30 che medemamente erano drizzati verso l’opposto Monte, fra altri cannoni piccoli, cioè sagri e spingarde erano tramezzate detti cannoni grossi ; ne vi era altro cannone nel rimanente della Fortezza, la quale osservai malissimamente tenuta, vedendosi diroccate le case, fuori di due o tre casupole che sono del Disdar Gianizzero Aghà, l’ultimamente fabricate dal Passà ; e di poche altre che servono di quartiere a Gianizzeri de quali per quanto intesi n’ erano, da 200. Le mura sono debollissime et in diverse parti per l’antichità si vanno diroccando ma il Grebbano, sopra quale sono fabbricate supplisce all’imperfetione delle mura.