L’OPERA SVOLTA DAL GIORNALISMO VENEZIANO PER L'INTERVENTISMO E PER LA RESISTENZA AD OLTRANZA CITTADINA Non è giusto tenere sotto il silenzio l'efficacissima opera di propaganda compiuta dalla stampa veneziana durante il periodo di neutralismo, in cui fu concorde nel dimostrare la necessità del nostro intervento a fianco dell’Intesa, contro gli Imperi centrali, per il raggiungimento delle nostre aspirazioni nazionali. L'Adriatico, la Difesa, la Gazzetta ed il Gazzettino, collaborarono concordi nell’ineitare ed infiammare gli animi alla riscossa. L’Adriatico, giornale quotidiano fondato da Sebastiano Tecchio, che fu prima Deputato e poi Senatore del Regno, tenne sempre viva la fiamma dell’irredentismo, e la sua azione positiva di propaganda a favore di Trento, Trieste e della Dalmazia italiana, non ebbe sosta. Ad esso affluivano i più illustri e tenaci figli delle terre irredente per trovare conforto e per spronare, con il racconto delle implacabili violenze cui erano soggetti, a sostenere e continuare la battaglia irredentistica. Quando scoppiò la guerra europea, nell’anno duro della neutralità, VAdriatico non esitò a farsi sostenitore della necessità per l’Italia di marciare con l’Intesa contro gli Imperi centrali, e non desistette daH’intrapresa campagna fino a che l’alba del 24 Maggio 1915 non ebbe a spuntare. Costituivano allora la Redazione del giornale : l’avv. Gino Ravenna, Direttore; Giannino Omero Gallo, Redattore Capo; Ugo Damerini, Capo cronista; Conte Eugenio Lupi, Redattore, il quale poi, per l’avvenuta partenza per la guerra dei principali Redattori, assunse la carica di Redattore Capo. Il giornale, per ragioni assolutamente finanziarie, nel Novembre del 1917 dovette cessare le pubblicazioni. La Difesa, quotidiano del pomeriggio e organo dei Cattolici Veneziani, si affermava nettamente per la necessità delI’intervento. Il suo Direttore, Comm. Francesco Saccardo, di chiara famiglia veneziana e noto ed apprezzato pubblicista, chiamato a dirigere il battagliero giornale, nel 1897, da Sua Ehi. il Patriarca Giuseppe Sarto, apertamente dichiarava la sua passione di Italiano di fronte al problema della rivendicazione dei naturali confini della Patria nostra, commemorando nel 1909, a Cividale, l’eroica difesa del Friuli, che aveva salvato Venezia daH’invasione all’epoca della Lega di Cambrai. Il 19 Maggio del 1915, di fronte alla imminenza della storica decisione, ammoniva i suoi lettori ad adempiere, con animo sereno e forte, ai doveri di Cattolici, ma sopratutto di Italiani, e quasi antivedendo i grandi avvenimenti che si sarebbero svolti, così scriveva : « Se quale conseguenza della guerra, popoli che hanno le medesime nostre tradizioni e parlano il nostro stesso linguaggio, saranno uniti alla madre Patria, preghiamo affinchè ciò avvenga nell’unione intima con quel principio cristiano, di cui l'Italia fu dai primi tempi la culla, e che da essa s’è irradiato in tutta la superficie del mondo ». Durante gli anni di guerra, la Difesa, riunendo nel programma che era nel suo appellativo, la tutela «lei principi religiosi e la difesa dei diritti nazionali, contribuì efficacemente a tener desto il sentimento patriottico e lo spirito di resistenza, specialmente nell’epoca in cui l'integrità di Venezia era minacciata dal nemico, esaltando i successi delle nostre truppe, incoraggiando nell’attesa di momenti migliori ed auspicando alla Vittoria della Patria nostra. La Difesa continuò la sua patriottica attività fino al Novembre del 1917, quando, per difficoltà materiali insuperabili, fu costretta a sospendere le pubblicazioni. La Gazzetta di Venezia, alla quale una lunga tradizione di patriottismo, affermatasi anche sotto il dominio austriaco nell’opera di Tommaso Locateli i, aveva naturalmente indicato la via di un irredentismo costante e battagliero, fu, tra i giornali quotidiani italiani, uno dei primi, che sorse a chiedere l’intervento dell’Italia nel conflitto europeo contro gli Imperi centrali. E all atto della mobilitazione, tutto il suo personale di Redazione, d’Amministrazione e di tipografia accorse sotto la bandiera. Dirigeva da pochi mesi il giornale il Cav. Luciano Bolla, già valoroso marinaio, decorato di medaglia d’argento al valor militare. L’età del Bolla ** la sua salute cagionevole, in conseguenza di una grave ferita riportata nel suo servizio di Ufficiale Macchinista della R. Marina, gli impedirono di arruolarsi per la guerra. Ma il Redattore Capo Gino Damerini, il corrispondente romano Virginio Avi, il Capo cronista Giovanni Cenzato, i Redattori Giovanni Serafin, Pietro Pancrazi, il Conte Elio Zorzi, Angelo Astol-foni, Nino Farinati, l’Amministratore Gino Vissà e non pochi altri del personale di tipografia, vestirono la gloriosa divisa dell’Esercito. A compilare il giornale, con il Cav. Luciano Bolla, rimasero il Redattore Luigi Mazzarella, il correttore di bozze Tommaso Molonaro ed alcuni amici del giornale, che, volontariamente e disinteressatamente, vollero prestare la loro opera per assicurare l’esistenza del glorioso foglio veneziano : tra questi, principalmente, l’avv. Plinio Donatelli, il Prof. Pier Liberale Rambaldi, il Prof. Antonio — 157 —