UGO OJETTI E I SUOI COLLABORATORI Nell’Aprile 19.15, quando la guerra tra l'Italia e l’Austria parve inevitabile, avuti ordini da Corrado Ricci, Direttore Generale delle Antichità e Belle Arti, il Soprintendente delle Gallerie del Veneto, Gino Fogolari, nativo di Trento e cugino di Cesare Battisti, cominciò a spetlir via i quadri e gli oggetti d’arte più preziosi della Città e paesi della zona di guerra; così pure il Dottor Giulio Coggiola, Direttore della Biblioteca Marciana ed Ispettore delie Biblioteche del Veneto, iniziò la spedizione dei codici e manoscritti più preziosi e rari. Frattanto l’Ing. Marangoni, Direttore dei Restauri della Basilica, aveva iniziato un lavoro paziente ed utile per consolidare le cinque cupole di S. Marco, le cui volte leggere sono coperte da calotte di piombo, e l’angolo di S. Alipio. Il 27 Maggio 1915, in dodici ore di indefesso lavoro, sotto la direzione del Colonnello e poi Generale Raffaele Devitofrancesco, del Tenente del III Genio e poi Capitano Ugo Ojetti, entrambi dell’Uf-ficio Fortificazioni di Venezia, e dell’Ing. Luigi Marangoni, i quattro cavalli di S. Marco vennero (alati dalla loggia della Basilica. Nel frattempo a cura del Comune di Venezia, sotto la direzione del-l’Ing. Setti e la collaborazione del Prof. Del Piccolo, erano stati iniziati i lavori, con saccate di sabbia, per la difesa alla Loggetta del Sansovino. Il Sovraintendente ai Monumenti Architetto Massimiliano Ongaro, con la collaborazione del Capitano Ing. Arch. Ferdinando Forlati, delFUfficio Fortificazioni, e dell’Architetto Rupolo, curò le protezioni del Palazzo Ducale e delle Chiese dei SS. Giovanni e Paolo, dei Frari, di S. Francesco della Vigna, di S. Zaccaria ecc., mentre le difese interne ed esterne della Basilica di S. Marco vennero curate dall’Ing. Marangoni. Il Comando Supremo affidava al Capitano di Artiglieria Ugo Ojetti (che durante la guerra fu due volte decorato al valore militare e tre volte promosso per merito di guerra) il compito di provvedere e tutelare per l’Autorità Militare la rimozione ed il trasporto delle opere d’arte in città sicure dalle offese nemiche, di proteggere i monumenti della zona di guerra con difese e rafforzamenti, di disporre e a tutto provvedere in rappresentanza del suddetto Comando. Uguale incarico Ugo Ojetti riceveva dal Comando in Capo della Piazza Marittima di Venezia per le opere d’arte e i monumenti della Città e del-1 Estuario. In tal modo, in rappresentanza dell’Au-torità Militare, la tutela del patrimonio artistico procedette sotto la di Lui completa responsabilità. Le sue iniziative furono molte e portarono grande contributo al ricupero di opere d’arte preziosissime, anche durante bombardamenti e sotto la pressione dell’incalzante avanzata del nemico, che la storia della nostra guerra registra. E anche giusto di non lasciar passare sotto silenzio l’opera svolta dal Prof. Andrea Moschetti, Direttore del Museo Civico di Padova, il quale volontariamente si offerse di accorrere in località e-sposte alle offese del nemico, e sotto la minaccia avversaria riusciva di portare in salvo opere d’arte di grande pregio. Il suo bel volume del titolo: « / danni ai monumenti e alle opere d’arte dille Venezie nella guerra mondiale 1915-18 » documenta e attesta l’opera svolta da Militari e Civili per la tutela e il ricupero del patrimonio artistico nazionale. Come pure si deve ricordare che il defunto Commendatore Massimiliano Ongaro, durante la grande offensiva austro-ungarica del 15 Giugno 1918, si recava prontamente a Meolo col corrispondente di guerra Capitano Prof. Emilio Ferrando, delPUfficio Storico del Comando in Capo di Venezia, e sotto il bombardamento avversario disponeva per il ricupero degli affreschi del Tiepolo esistenti nella Chiesa del paese, che a cura del Capitano Ing. Architetto Ferdinando Forlati e del restauratore Antonio Nardo, Sergente di Artiglieria alle dipendenze del Comando in Capo, vennero staccati dal soffitto e trasportati in luogo sicuro dalle offese nemiche. Non mi allungo di più su questo argomento, sufficiente a dimostrare che, oltre all’opera dei Combattenti, molti atti di eroismo vennero compiuti dai Civili, i quali, consci del loro dovere e sprezzanti del pericolo, fecero di tutto per salvare il nostro patrimonio artistico anche sotto la pressione ed il fuoco avversario, rendendosi meritevoli della ri-conoscenza del Paese. Venezia, specialmente nel 1918, non era città per tutti. 50 —