Il Comm. Francesco Saccardo Direttore de «La Difesa» De Toni, il Prof. Antonio Pilot, il Prof. Giovanni Zenoni e il giovanissimo Giovanni Savo, un dalmata irredento, non ancora maturo per il servizi«* militare. Durante il corso della guerra, la Gazzetta di Venezia fu costante incitatrice alla lotta per la Vittoria, mentre i suoi Redattori, combattendo alla fronte, pagavano di persona per tjuelle iilee, per le <|iiali avevano combattuto con la penna. Mentre Gino Damerini, Pietro Pannio, Elio Zorzi, Angelo Astolfoni e Nino Farinati combattevano in prima linea, e nel Giugno «lei 1916 Sull’Altipiano di A-siago, Angelo Astolfoni bagnava del suo sangue il sacr«t suolo «Iella Patria, difendendolo contro gli invasori, gli altri prestavano servizio in zone mobilitate, assegnati secondo le loro specialità. Nel secondo semestre del 1916 Luciano Bolla moriva, e, a titolo provvisorio, veniva nominato a sostituirlo nella Direzione «lei giornale, l’Avv. Plinio Donatelli, che continuò a tener alto l’onore del vecchio giornale veneziano, fino a che, nell’autun-n«> del 1917, veniva nominato Direttore titolare Virginio Avi. Era questi appena insediato nell’alto posto di responsabilità civile, allorquando si scatenava su Venezia la trementla bufera determinata «lalla battaglia di Caporetto. Contro le pressioni dei pavidi e ilegli incerti, Virginio Avi lottò strenuamente e disperatamente, incitando alla resistenza ad oltranza e al sublime sacrificio. Malgratlo le critiche condizioni dell’ambiente, non solamente volle che la Gazzetta di Venezia continuasse regolarmente ad uscire, ma seppe infondere al vecchio e glorioso giornale tanta fiamma di patriottismo e di entusiasmo, che Gabriele D’Annunzio lo prescelse quale suo portavoce per incitare gli animi «lei veneziani alla resistenza ad oltranza e alla riscossa, per il conseguimento della Vittt>ria e delle nostre aspirazi«mi nazionali. E anche dopo la conclusione dell’armistizio a Villa Giusti, in quella lunga e travagliata vigilia, durante la quale gli Alleati cercarono di privare l’Italia dei frutti del suo sangue migliore, Gabriele D’Annunzio scelse la Gazzetta di Venezia per rivendicare il diritto dell’Italia sulle terre che erano state retaggio secolare di S. Marco. Le sue lettere ai Dalmati eil altri suoi appelli, passati ormai alla st«>ria, videro la luce per la prima volta sulla Gazzetta. E alla Gazzetta, della quale è Direttore, sin «lai 1922, il Comm. Gino Damerini, il Comandante diede il primo annuncio della sua partenza per l’impresa ili Fiume. Il Gazzettino, giornale quotidiano fondato da Gianpietro Talamini nel Marzo del 1887, sia nella appassionata vigilia deH’intervento italiano nella guerra europea, sia nelle giornate di sangue e di gloria che ne seguirono, scrisse fulgide pagine di fervente patriottismo, che altamente onorano, non solo il popolarissimo foglio di Venezia, ma l’intero giornalismo italiano. Allo scoppiare della guerra mondiale il Gazzettino, sotto la guida di un venerato patriotta, qua-l'è Gianpietro Talamini, nato a Vocio di Cadore il 19 N«)vembre «lei 1845, iniziava una sincera ed audace campagna per l’intervento dell’Italia nel conflitto europeo. Attorno al giornale s’erano raccolti i patriotti triestini ed istriani, che erano riparati a Venezia per incitare i dubbiosi, per animare i deboli, per inct>raggiare i più ilecisi alla lotta. Ed ogni sera al Gazzettino conveniva, con altri, Nazario Sauro de-sideroso di vestire la divisa «lell’Ufficiale italiano, pronto a dare in olocausto la propria vita per liberare dal giogo austriaco la sua amata Istria. Man mano che gli eventi incalzavano, mentre le dimostrazioni in Piazza San Marco si susseguivano sempre più imponenti, la propagantla interventista «lei Gazzettino, sotto la guida del suo Direttore. votatosi completamente alla causa nazionale, andava sempre più intensificandosi. Nelle sale superiori del giornale si radunavano allora (come in seguito fu il raduno dei Legionari di Fiume e delle s«[ua«lre d’azione che in esso costituirono il primo glorioso Fascio Veneziano di combattimento) le missioni dei profughi dell’opposta sponda adriatica e delle assemblee di guerra, ove uomini di tutti i partiti e di tutte le età convenivano sotto una sola bandiera e in una sola fede : la grandezza della Patria. E nelle sale del Gazzettino, la sera del 29 Marzo 1915, veniva tenuto un grandioso convegno nazionale degli interventisti, nel quale, fra i vari ora-tt>ri, il pubblicista triestino Silvio Benca, con la — 158 —