la Chiesa colpita; un urlo di dolore e di indignazione s’innalza, ma San Marco anche questa volta ha protetto la Sua Basilica. L’incendio è cento metri più in là. E la Chiesa di Santa Maria Formosa che brucia; i nemici l’hanno colpita con una bomba incendiaria e il fuoco unito allo scoppio completa la sua rovina. Il cannoneggiamento riprende nuovamente dopo un attimo di tregua, intanto i Mori di San Marco, spettatori impassibili di tanti incendi e rovine, battono i dodici rintocchi e il suono si espande chiaro, lento, regolare, sorprendente. È la cam- I pompieri, coadiuvati dalla R. Marina e da molti volonterosi borghesi, fanno prodigi, correndo in tutte le località ove gli incendi si susseguono, domando prontamente i più piccoli, isolando i più grandi. F un via vai febbrile, nessuno pensa alle bombe che cadono ancora, nè alle schegge di granata, nè agli shrapnels che fischiano da ogni parte. Una lode merita questo eroico Corpo, compresi i pompieri della R. Marina e tutti coloro che prestarono opera di coadiuvazione salvando Venezia da maggiori guai. II fuoco antiaereo si calma un poco, i tiri si Chiesa di S. Maria Formosa L’altare maggiore dopo l’incendio pana della meridiana di San Marco che suona mezzanotte, e quei rintocchi si ripercuotono maestosamente, lenti, sonori, tanto da dar l’illusione del dominio sul fragore della lotta, che verso il cielo si svolge e verso terra s’infrange : giudici del tempo che passa e che fugge per la giustizia di un domani, per un inesorabile decreto divino che nulla può arrestare. Gli incendi si succedono agli incendi, i più piccoli sono prontamente domati, i più grandi divampano sempre più. Il fumo, denso, nerastro, s’innalza qua e là, unito a una bolgia infernale di faville che minacciano d’incendio le case vicine. L’interno della Chiesa di S. Maria Formosa dopo l’incendio fanno più radi, i motori nemici si allontanano. Ancora una diecina di minuti, poi le sirene fischiano; la lotta è cessata per quella notte e il nemico si è ritirato, portando seco la «gloriosa» illusione di a-ver distrutto Venezia. Vien ridata la luce, la città si ridesta; un a-prirsi di imposte, finestre e porte, tutti vogliono vedere, tutti vogliono sapere e il pellegrinaggio nei luoghi colpiti incomincia. A gruppi i cittadini se ne vanno qua e là, trovando di tanto in tanto qualche via sbarrata dagli agenti dell’ordine, ma pazientemente sostano su qualche ponte o ritornano sui loro passi e s’incamminano verso altre mète, verso altri danni, sempre calmi, ordinati, curiosi. 77 —