TRENTATREESIMA INCURSIONE AEREA NELLA NOTTE DEL 7 SETTEMBRE 1917. Dodici velivoli austro-tedeschi bombardano Venezia, gettando sulla città quaranta bombe di grosso calibro, tutte esplosive, che producono gravi danni alla proprietà privata. Vi è qualche morto e ferito; qualcuno soccombe per intossicazione di gas. — L’incursione ha inizio alle 0.30 e termina alle 3.30. Ora legale. La serata è incantevole; a questa succede la notte, illuminata dalla luna nella sua piena luce, cidiale incursione avvenuta il mese scorso, si attendono nuove sorprese dairaccanimento nemico. Improvvisamente la luce si spegne e un sibilo possente, poderoso, erompe nell’aria, seguito da altri urli strazianti, lamentosi. Il cannone tuona in distanza, nello stesso tempo si ode nell’aria un rombare di motori a tratti, a sbalzi. Le batterie di Lido aprono il fuoco, seguito da quello delle navi; le mitragliatrici e la fucileria ne accompagnano il coro. I velivoli nemici sorvolano la città gettando le Case distrutte in Calle Valmarana ai Santi Apostoli che si espande sulla città, mentre la calma della natura dà quel benessere e il godimento di quell’incanto che solo Venezia può offrire. Molti cittadini, presaghi forse di una notte infernale, se ne vanno al rifugio; sono gruppi che passano lenti, mesti, portando seco qualche cuscino, materasso o coperta, per trascorrere alla meno peggio la nottata, seguiti dai figli, che trovano nella novità un cambiamento di vita, un nuovo trastullo, per correre, per fare i biricchini. I Veneziani, che sono sotto l’incubo della mi- prime bombe che cadono con immenso fragore, facendo sussultare il suolo; e quei boati spaventosi sovrastano il rumore prodotto dalla difesa antiaerea. La lotta s’inizia feroce, accanita; le vampate eruttate dalle bocche dei cannoni fiammeggianti, riverberano una luce rossastra, fuggente sulle cupole, sui campanili, sulle case, mentre le fiammate prodotte dagli scoppi formidabili delle bombe illuminano di luce sanguigna ogni cosa all’intorno, riflettendosi sul bacino di S. Marco e sulla laguna. Detriti ricadenti, dopo il lungo viaggio nello — 102 —