« II primo urto sferrato dalle forze austriache e germaniche ha dato al nemico, sojtra un settore della nostra fronte, degli improvvisi risultati da lui stesso inattesi. « Tale subitaneo cedimento della nostra linea in un punto vitale, per opera di truppe avversarie non preponderanti di numero, è solo sjnegabile coinè conseguenza di un cedimento morale, i cui terribili effetti gravano su quanti non hanno sentito la loro responsabilità di uomini e di soldati. « Ma oggi lo smarrimento di chi non ha saputo combattere non deve propagarsi come uno stato d'animo deprimente in quanti lottano con valore. Che un falso sentimento della superiorità del nemico non generi un falso sentimento di debolezza e quasi incapacità nostra a resistere! « L’ora è grave. La Patria è in pericolo. Ma il pericolo vero non sta nella forza del nemico quanto nell’animo di chi è pronto a credere che quella forza è invincibile. La sconfitta è sempre di chi è disposto per il primo a ritenersi vinto. a Io mi appello alla coscienza e all’onore di tutti, perchè, come in giorni ugualmente gravi dell'anno ¡>assato, ciascuno riaffermando le proprie e-nergie morali, ridiventi degno della Patria. Ricordi ogni combattente che non vi sono che due vie a-perte per lui e per il Paese: O la Vittoria o la Morte. ecc. ecc. Cadorna. Il Capo di Stato Maggiore della Marina si recava immediatamente a Venezia per fronteggiare la situazione che si andava creando, e prendere di persona tutti i provvedimenti necessari per salvare Venezia. Egli aveva fede che il fronte si sarebbe solidificato o sul Tagliamento o sul Piave in modo da proteggere sufficientemente anche le difese a terra di Venezia : ma se per dannata ipotesi il fronte avesse dovuto arretrarsi ancora più, e Venezia avesse corso il pericolo di essere abbandonata a sè stessa, egli era deciso alla resistenza ad oltranza. Questa sua volontà egli precisava in un ordine del giorno, scritto di suo pugno, al Comandante della Piazza, del seguente tenore : « Concretare entro domani le direttive, le norme, i mezzi e le disposizioni per continuare a tenere ad oltranza lontano da Venezia il nemico, qualora essa fosse abbandonata a sè stessa. Revel ». E tale sua volontà si era sùbito radicata anche nei dipendenti: e ne diedero tangibile prova i valorosi marinai della Brigata Marina inviati nella Laguna e sul Piave a difesa di Venezia, e quelli sulle siluranti e sugli aerei che instancabilmente vigilavano. E poiché già il 20 Ottobre il Comando della Difesa del R. Esercito di Venezia con foglio 4383 informava che il Comando Supremo (S. E. Porro) gli aveva dato ordini relativi alla inondazione della pianura al Nord del Sile, che come è noto corre al Sud del Piave, a pochi Km. da Venezia, si può arguire quanto preoccupante fosse sin da allora la situazione. Pertanto S. E. il Capo di Stato Maggiore il 29 Ottobre con foglio 149 RR. P. chiedeva di essere in tempo utile preavvisato. Successivamente, poiché risultava ognor più palese la necessità di [»rendere una decisione, il Capo di Stato Maggiore della Marina richiedeva che fosse convocato un Consiglio di Guerra speciale per esaminare la situazione generale e decidere sulla sorte della Piazza di Venezia, la quale rappresentava l’unica base importante della nostra Marina nell’Alto Adriatico. Nella circostanza, rivolgendosi a S. E. il Presidente del Consiglio dei Ministri, Egli indicava con il foglio 151 RR. P. del 2 Novembre 1917 la funzione bellica che Venezia disimpegnava in Alto A-driatico, come segue: « In un colloquio avuto il mattino del 30 Ottobre con S. E. il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, ho a lui fatto presente l’alta, vitale importanza della Piazza Marittima di Venezia per la funzione bellica della nostra Marina in Adriatico. Venezia, oltre che avere un notevole Arsenale, contiene materiali bellici preziosi ed è munita verso il mare di opere stabili di difesa di primaria importanza; il tutto necessario per assicurare una base alla nostra Marina anche in Alto Adriatico. Per migliorare le condizioni di essa, furono scavati nuovi canali navigabili nella Laguna e fu trasportato man mano a Venezia il miglior materiale ancora disponibile altrove e che ben diffìcilmente potrebbe ora ricuperarsi in caso di ritirata ulteriore. a Con la perdita di Venezia, la nostra Marina jiotrebbe solo fare assegnamento sulla base di Brindisi, evidentemente troppo lontana, perchè special-mente il naviglio leggero, il cui impiego è principale e continuo in questa guerra, />ossa oltre disimpegnare l’attuale servizio intenso di crociera, vigilanza, minaccia contro operazioni marittime del nemico. « In relazione a tali considerazioni, alla resistenza che la Piazza di Venezia, opportunamente rafforzata alla sua fronte terrestre da Corpi e materiale d’Esercito, sarebbe in grado di opporre, alla minaccia che essa costituirebbe ed al logorio di forze che la necessità di combatterla imporrebbe al nemico, sottopongo all’ E. V. l’opportunità che un Consiglio di Guerra speciale sia convocato per definire al più presto la convenienza di mantenere op-pur no, in eventuali ulteriori ripiegamenti, la Piazza Marittima di Venezia. « Conoscere la decisione mi è necessario perchè io j)ossa in tempo provvedere o a rafforzare nella massima misura possibile la Piazza o iniziare il ritiro dei materiali più preziosi e insostituibili nelle condizioni attuali ». Revel. — 182 —