na e dalle truppe da sbarco delle RR. Navi, mentre il corteo che le seguiva s’avanzava e andava a schierarsi al lato sinistro del palco. Nel frattempo, dal Molo giungevano gli squilli della fanfara che annunciavano l’arrivo delle LL. EE. gli Ammiragli Thaon di Revel e Marzolo, i quali, passate in rivista le truppe, che presentarono le armi, si disposero subito davanti alla Basilica con tutto il loro Stato Maggiore. Con essi vi era anche S. A. R. il Duca di Spoleto. La bandiera, portata dal Co. Dona dalle Rose e fiancheggiata dal Sindaco e da S. E. il Vice Ammiraglio Thaon di Revel, saliva l’altare maggiore e si fermava davanti a Padre Semeria, il quale baciandola le impartiva la benedizione, con breve e lassi solo parole limane, potrei dirvi, che un gentile ritorno è di buon augurio. Perchè l’Italia nostra conobbe due volte, in due momenti, in due forme diverse le vie della grandezza più autentica, della più durevole gloria — a Roma, o signori, e a Venezia; a Roma la città imperiale della terra e a Venezia la signora imperiale del mare; chi vi aggiunga, per l’impresa sovranissima esercitata sugli spiriti nella forma più alta e più pura dell’arte e della scienza, Firenze la città del poeta sovrano, la città donde trasse scintilla d’azione Colombo, la città donde si libri> a volo infinito per i cieli rinnovati Galileo Galilei, avrà la triade delle nostre città imperiali. Di buon augurio a noi oggi Venezia, la dominatrice dell’Adriatico, di buon augurio a noi Venezia, la alleata preziosa dei popoli che liberarono Parla il Capo di Stato Maggiore della Marina, Parla il Comandante della Flottiglia M.A.S. S. E. Paolo Thaon di Revel Capitano di Fregata Tista Scapin commovente cerimonia religiosa. Quindi, toltosi i sacri paramenti, e portatosi al di là dell’altare maggiore, rivolto al pubblico che stipava la Basilica e alle Autorità Militari e Civili, Padre Semeria pronunciò il seguente discorso: « Docili per istinto a una grande legge meccanica i viventi indietreggiano per lanciarsi avanti a corsa più rapida, ¡>iù sicura ed efficace. E un ritorno istintivo e bene augurale quello di oggi o miei fratelli marinai. L’Italia tutta intera lanciata ad lina impresa che ai prudenti (od ai timidi?) parve follia, potè indietreggiare /ter un istante — in apparenza —; l’Italia più forte e più audace — Vita-li a marinara, anzi ciò che nella marina nostra vi ha di più giovane e promettente, la Flottiglia dei Ai. A. S., l’ultima venuta e già gloriosa, vero beniamino nella famiglia marinara nostra, l’Italia torna a Venezia. E se io fossi qui solo un cittadino, se par- ti Sepolcro di Cristo e sostituirono nell’oriente del Mediterraneo la bandiera della Croce alla crescente Mezza Luna. Ma noi non siamo degli àuguri; sacerdote ho invocato su quella bandiera le benedizioni del Dio del Vangelo. E come tale sento che il ritorno di oggi è straordinariamente provvido : il ritorno dell’Italia marinara più giovane e bella, Italia di avanguardia, il ritorno a Venezia è pure di lezione... e non, una grande lezione di Cristianesimo civilmente operoso e di civiltà cristianamente ispirata. Di Cristianesimo civilmente operoso, perchè a chi la ricantasse la vieta canzone di un Cristianesimo che debitamente /trofessato intristisca l’anima, dissecchi le sorgenti stesse più [>r<>fonde del vivere libero e civile, noi potremmo rispondere una parola sola efficace per un vero e non ignorante Italiano come poche altre: Venezia. Città religiosissima, amici miei, come attestano le sue Chiese numerose quasi — 211 —