PROVVEDIMENTI PRESI DALLA R. MARINA DURANTE E DOPO LA BATTAGLIA DI CAPORETTO Dai rapporti, fogli d’ordini e telegrammi pubblicati (a cura dell’Ufficio del Capo di Stato Maggiore della Marina - Ufficio Storico) nei fascicoli della « Cronistoria documentata della guerra marittima Italo-Austriaca 1915-18 ». Negli ultimi giorni dell’Ottobre 1917 l’offensiva nemica a Caporetto portò come conseguenza il ripiegamento del nostro Esercito, che dalle solide posizioni conquistate e mantenute in circa 28 mesi di dura e cruenta lotta, dovette retrocedere in un primo tempo oltre il Tagliamento, dove fu opposta temporanea resistenza all’avanzata austriaca, e quindi oltre la Livenza verso il Piave, con intendimento di opporre quivi resistenza decisiva ed arginare, in uno sforzo supremo, la minacciosa avanzata del nemico. Restò alla R. Marina il compito di proteggere dal mare quel ripiegamento e nello stesso tempo di provvedere allo sgombro di Monfalcone e di Grado, ricuperando tutto il materiale bellico colà sistemato, per usarlo altrove. Mai come in quei giorni si manifestò la necessità che Venezia rimanesse nelle nostre mani. Se la Marina non avesse più potuto disporre di quella so- lida base e le nostre navi avessero dovuto ritirarsi al Sud (in piccola parte ad Ancona ed il resto a Brindisi) tutto l’Alto Adriatico, e segnatamente il golfo di Trieste, sarebbe caduto nelle mani del nemico, il quale avrebbe potuto, sia con tiri dal mare, che con operazioni di sbarco, disturbare le operazioni litoranee di ritirata dell’Esercito; date le condizioni così delicate della nostra ritirata, è facile immaginare quale scompiglio vi avrebbe prodotto e le gravi e forse irreparabili conseguenze che ne potevano derivare. Invece la Piazza di Venezia era in piena efficienza e malgrado che gli apprestamenti del campo trincerato dal lato NE fossero deboli e molto esposti, la R. Marina, com’era sempre stata, continuava ad esser padrona dei suoi movimenti nel golfo di Trieste, e potè perciò attendere con serenità alle o-perazioni di sgombro e di sorveglianza della nostra estrema ala destra. In tre giorni di indefesso lavoro, malgrado l’inclemenza del tempo e l’incalzare del nemico, venne effettuato il salvataggio di tutto ciò che importava; attraverso i canali interni prima, e per mare appena il tempo lo consentì, furono radunati a Venezia numerosi convogli di cannoni, munizioni, personale e materiale bellico d’ogni genere. PRIMA RESISTENZA OPPOSTA DALLA R. MARINA SUL TAGLIAMENTO Intanto che la Brigata Marina veniva riorganizzandosi a Venezia, l’ultimo nucleo delle nostre retroguardie, anziché ripiegare immediatamente, si tratteneva sul Basso Tagliamento per assicurarsi che il servizio di ritirata dei natanti attraverso ai canali interni fosse ultimato, e per contrastare il più a lungo possibile l’avanzata nemica. Suo compito era anche quello di far saltare le conche di navigazione e distruggere tutto quanto poteva riuscire utile al nemico. Questo nucleo, costituito da alcuni M.A.S. e da gruppi armati con mitragliere e fucili, (V. volume II Parti VII e XI) dopo aver provveduto allo sgombero dei natanti, rimase alcuni giorni a guardia del corso inferiore del Tagliamento, e risalendo sin dove era navigabile, mantenne in rispetto le avanguardie nemiche. Si venne così a costituire una prima resistenza all’avanzata del nemico e si potè dar tempo ai nostri territoriali di presidiare più solidamente la riva del fiume fin tanto che non venne dato l’ordine del ripiegamento di tutta la linea sul Piave. LA DIFESA AD OLTRANZA DI VENEZIA La situazione strategica di Venezia dopo Caporetto ed i primi provvedimenti navali e territoriali ]>er la sua salvezza. In seguito ai nuovi dolorosi avvenimenti, anche la R. Marina si trovò nella necessità di abban- donare le solide difese che aveva organizzato a Monfalcone e a Grado, e che sul finire dell’Ottobre del 1917 avevano raggiunto un alto grado di efficienza. La gravità della situazione era apparsa anche dall’ordine del giorno all’Esercito, emanato dal Generale Cadorna, il 26 Ottobre 1917, che diceva: — 180 —