do Supremo è stato con R. Decreto odierno nominato Capo dello Stato Maggiore del R. Esercito il Generale Diaz, e come Sottocapi i Generali Badoglio e Giardino ». Il 10 Novembre 1917, per rincuorare il popolo, S. M. il Re rivolgeva alla Nazione il seguente proclama : « Italiani, « Il nemico, favorito da uno straordinario concorso di circostanze, ha potuto concentrare contro di noi tutto il suo sforzo. « All’Esercito austriaco, che in trenta mesi di lotta eroica il nostro Esercito aveva tante volte affrontato e tante volte battuto, è giunto adesso l’aiuto lungamente invocato ed atteso di truppe tedesche numerose ed agguerrite. La nostra difesa ha dovuto piegare ed oggi il nemico invade e calpesta quella fiera e gloriosa terra veneta da cui l’avevan ricacciato l’indomita virtù dei nostri jtadri e Vincoercibile diritto dell’Italia. « Italiani, « Da quando proclami) la sua unità e la sua indipendenza, la Nazione non ebbe mai ad affrontare più difficile prova. Ma come non mai nè la mia Casa nè il mio Popolo, fusi in uno spirito solo, hanno vacillato dinanzi al pericolo, così anche ora noi guardiamo in faccia all’avversità con virile animo impavido. Dalla stessa necessità trarremo noi la virtù di eguagliare gli spiriti alla grandezza degli e-venti. I cittadini, cui la Patria aveva già tanto chiesto di rinunzie, di privazioni, di dolori, risponderanno al nuovo e decisivo apjtello con un impeto ancora più fervido di fede e di sacrificio. I soldati, che già in tante battaglie si misurarono con l’odierno invasore e ne espugnarono i baluardi e lo fugarono dalle città con sangue redente, riporteranno di nuovo avanti le lacere bandiere gloriose, al fianco dei nostri Alleati fraternamente solidali. « Italiani, « Cittadini e soldati, siate un Esercito solo. ()• gni viltà è tradimento, ogni discordia è tradimento, ogni recriminazione è tradimento. Questo mio grido di fede incrollabile nei destini d’Italia suoni così nelle trincee come in ogni più remolo lembo della Patria e sia il grido del popolo che combatte, ilei popolo che lavora. Al nemico, che ancora più. che sulla vittoria militare conta sul dissolvimento dei nostri spiriti e della nostra compagine, si risponda con una sola coscienza, con una voce sola: tutti siamo pronti a dar tutto [ter la Vittoria e per l’onpre d'Italia. -v Dato ni Qunrtier Generale il 10 Novembre 1917. VITTORIO EMANUELE Orlando - Sonnino - Colosimo ». Il 12 Novembre 1917 il Governo austriaco, nel mentre intensificava lo spionaggio, faceva chiedere diplomaticamente al nostro Governo, pel tramite della Ambasciata di Spagna, se Venezia doveva essere considerata come città aperta. E molto probabile che il Governo austriaco sia stato indotto a questo passo anche dalle voci discordi che circolavano in Italia circa la sorte di Venezia. E noto infatti che le Autorità Civili di Venezia ed i veneziani tutti, conservando sempre vivissimo anche in quei tristi momenti, il culto profondo per il patrimonio artistico della loro nobile città, facevano voti perchè a Venezia fosse risparmiata la jat-lura di un assedio e di ulteriori bombardamenti. Aggiungiamo che le idee dominanti in quei giorni in alcuni esponenti dell’opinione pubblica, ed anche presso qualche Autorità, erano che Venezia dovesse considerarsi come appartenente all’ umanità intera e dovesse quindi venire risparmiata da qualsiasi offesa. Ma ciò era naturalmente in contrasto con l’imprescindibile dovere della difesa ad oltranza che l’Autorità, responsabile della condotta della guerra marittima, si era severamente e tenacemente imposto. Al telegramma del Ministro degli Esteri, il Capo di Stato Maggiore della Marina rispondeva da Venezia il 13 Novembre col telegramma 128030, come segue : « 128030 - Venezia città non ha fortificazioni. Difese suo litorale fronte a mare sono completamente separate dalla città e lontane da essa. Difesa permanente fronte terrestre più non esiste. Tale è lo stato di fatto. Comunico Comando Supremo quanto precede: jtrego V. E. comunicarmi eventuali eccezionali deliberazioni del Governo e risposta concretata per Ambasciatore di Spagna. Rf.vfx ». Recatosi Egli poi al Comando Supremo per conferire con S. E. il Presidente del Consiglio, veniva colà, dal Governo, concretata la risposta che il giorno 16 Novembre il Ministro degli Esteri comunicava all’Ambasciatore di Spagna. (T'elegr. 279). « 279 - Ho dato oggi, a questo Ambasciatore di Spagna la seguente risposta: « Venezia città non è fortificala. Quanto alla questione della difesa della zona di territorio nella quale essa si trova non si ritiene che alcuna risposta possa darsi nel!'attuale fune delle operazioni (li guerra. Sonnino ». La risposta molto abilmente formulata in stile diplomatico, non precisava la reale situazione di Venezia, ma era la più conveniente che si potesse dare per tacitare la subdola domanda inoltrata dal nemico per via diplomatica. Per quanto riguarda la popolazione civile, ne venne regolato l’esodo con opportuni bandi, in uno dei (piali (N. 86 in data 7 Novembre 1917) veniva ordinato il censimento della popolazione; col N. 87 dello stesso giorno si stabiliva che nessuno che oc- — 189