della popolazione, non ufficialmente ordinato, avvenne gradualmente e regolarmente, aiutato ed incoraggiato dalle Autorità Militari e Civili. Il Comando Supremo aveva ben compreso quale forza morale costituisse il Gazzettino e come fosse vivo ed ardente il desiderio dei combattenti dei paesi invasi di aver notizie dei loro cari dispersi in ogni parte d’Italia. E giacche il Gazzettino ogni giorno recava ampie corrispondenze da tutti i luoghi ove fossero nuclei di profughi, molte migliaia di copie del giornale venivano gratuitamente date ai Comandi a da questi dispensate alle truppe. In esso si pubblicavano molte lettere di soldati ai parenti lontani e di questi ai soldati; in tal modo il Gazzettino era divenuto un tramite che recava rapidamente dolci parole di conforto, di affetto, di fede, che rincuoravano i combattenti nella sanguinosa lotta, che consolavano i profughi nella dolorosa attesa. Giunse intanto il 15 Giugno del 1918, epoca in cui il nemico sferrava la grande offensiva che mirava all’occupazione di Venezia, e che invece si infranse contro l’eroica resistenza delle nostre gloriose truppe di terra e di mare. Gianpietro Talamini, durante quelle tragiche giornate, fu toccato nell’affetto più santo; uno dei suoi figli, Giovanni, già promettente pittore, incorporato in un reparto di Mitraglieri, cadeva colpito in fronte, presso il Canale della Fossetta, il 17 Giugno 1918, in difesa di Venezia. Appena Egli ebbe sentore della sciagura, partiva per la località ove il suo tanto amato figlio era caduto. La salma di Giovanni Talamini, dopo lunga e dolorosa ricerca, fu ritrovata dal padre e, da lui pietosamente composta, risepolta sul luogo ove il figlio s’era immolato per la salvezza di Venezia. Compiuto questo doloroso ufficio, Gianpietro Talamini ritornò a riprendere l’opera di propaganda. Ritornò, assiso a quello stesso tavolo ove lo troviamo sempre : laborioso, assiduo, calmo, scrupoloso, sereno e con la coscienza tranquilla di aver esplicato degnamente il suo compito verso Dio, la Patria e la famiglia. In questi anni di passione la bonaria vivacità del popolo veneziano trovava poi larga eco in un vecchio foglio settimanale, SiOR Tonin Bonagrazia, che nelle sue colonne commentava argutamente molti avvenimenti della guerra e filosoficamente continuava per la sua strada, anche se fra i sorrisi dovessero, e con tanta abbondanza, sgorgare delle lagrime. Durante le giornate di Caporetto, per opera del compianto cav. Arturo Galvagno (Aquaelate), il giornale uscì egualmente: ma al posto delle consuete oneste celie pubblicò dei canti patriottici! L’ILLUSTRE SCULTORE ANTONIO DAL ZOTTO Era nato a Venezia nel 1841. Fu l’artefice del monumento a Carlo Goldoni, collocato in Campo S. Bartolomeo, a Venezia, del Sebastiano Venier nella Chiesa dei S.S. Giovanni e Paolo, pure a Venezia, e di altre pregevoli opere d’arte. Sono anche opere sue: il monumento a Tiziano a Pieve di Cadore e il monumento a Tartini e-ìetto a Pirano, durante la dominazione austriaca, per il Partito Italiano dellTstria. Tartini veniva a rappresentare l’emblema dell’italianità. Il monumento, non solo per il suo valore artistico, ma anche per l’altissimo significato politico, era ed è tenuto in grande pregio. Il modesto e geniale artista morì di crepacuore, nella sua città natale il 19 Febbraio 1918, per l’arte di Venezia minacciata dal nemico, lasciando incompleto un suo bozzetto che auspicava alla Vittoria, raffigurante : « Guerra alla guerra per la pace fra i popoli ». — 160