ALBANIA sicuro asilo in Italia, stabilendosi in Abruzzo, nelle Puglie, in Calabria e in Sicilia : questi emigrati, che una statistica italiana del 1921 faceva ascendere a 80.282, divisi in 20.113 famiglie, pur avendo conservato la lingua e le tradizioni sono oramai completamente italianizzati; della loro italianità fornisce prove la parte sostenuta nella vita politica e scientifica del Regno, nonché sui campi di battaglia, a partire dal glorioso Risorgimento. Colonie di albanesi esistono, infine, pure nel Levante e nell’America del Nord; notevoli quelle degli Stati Uniti, anche perchè più evolute. Quanti siano con esattezza gli albanesi viventi oltre oceano, non si sa : il Baldacci ritiene che non superino i 20.000, altri 40.000 e più. Dal punto di vista della lingua parlata, il censimento del 1923 registrava in Albania 333.000 gheghi, 280.000 toschi, 65.000 serbi, 55.000 zinzari, 50.000 turchi e 15.000 greci. In origine il paese era assolutamente cristiano; dopo l’invasione turca, le angherie dei nuovi padroni fecero a molti apparire consigliabile il convertirsi alla fede maomettana, oggi professata da circa due terzi degli albanesi: secondo il censimento del 1930, a 688.000 maomettani seguono 210.000 greci-ortodossi e 104.000 cattolici-romani. Le differenze di religione non si fanno però sentire in modo particolare. Più interessanti sono le differenze fra le stirpi, fra le quali prevalgono, come abbiamo visto, i gheghi e i toschi. I gheghi 45