UNGHERIA più che la disfatta militare patita assieme all’Austria: le mutilazioni territoriali e le umiliazioni morali sono dovute in larga parte ai protagonisti di quel doloroso episodio, che furono prima Michele Karolyi e poi il bolscevico Béla Kun e i suoi compagni, ai quali il Karolyi cedè il potere ai 21 di marzo del 1919. Diventati padroni, i bolscevichi formarono un Consiglio dei commissari del popolo, che ai 25 di giugno proclamò apertamente la dittatura del proletariato e col quale l’Intesa, ai 26 di luglio, ruppe i rapporti. Nel frattempo era sorto a Arad, trasferendosi poco dopo a Szeged, un Governo controrivoluzionario, presieduto dal conte Giulio Karolyi. Sotto la pressione esercitata dall’Intesa, al primo di agosto il Consiglio dei commissari del popolo faceva posto ad un gabinetto socialista, ma dopo sei giorni appena l’entrata a Budapest delle truppe rumene costringeva anche questo gabinetto a dimettersi. L’esule Re Carlo IV profittò della cessione all’arciduca Giuseppe di tutti i supremi poteri per nominare l’arciduca Palatino, con riserva dei suoi diritti; però l’Intesa si oppose alla nomina, provocando le dimissioni e dell’arciduca e del gabinetto. Ai 13 di novembre i rumeni sgombravano Budapest e tre giorni dopo faceva il suo ingresso nella capitale l’esercito nazionale comandato dal vice-ammiraglio Nicola Horthy de Nagybanya, che al i° di maggio del ’20 veniva poi nominato Reggente. 309