ALBANIA moderne, il grande programma di lavori pubblici, la costruzione di scuole e di ospedali, la riorganizzazione della giustizia (il codice di commercio deriva dal progetto italiano elaborato dal professor Cesare Vivante e il penale è sostanzialmente basato sull’italiano del 1897), e a lui l’istruzione obbligatoria e la riforma agraria, che non ha dato finora i risultati attesi a motivo dell’accennata deficienza di mano d’opera e del ritardo nell’esecuzione di urgenti lavori. Con le sue sole risorse un così gigantesco sforzo l’Albania non avrebbe potuto compierlo, tuttavia aiuti d’ogni genere le sono pervenuti da parte dell’Italia, dimostratasi disposta a conciliare con l’odierna realtà aspirazioni le quali risalgono al 1877, anno in cui Francesco Crispi, albanese, invocò la sovranità italiana sull’Albania. Le parole del nostro grande statista rimasero allora senza eco, ma nel 1900 l’Austria-Ungheria, essendo ministro degli Esteri il conte Goluchowski, riconosceva la fondatezza dei nostri interessi in Albania, firmando (l’Italia era rappresentata dal ministro degli Esteri marchese Visconti Venosta) un accordo in cui le due Potenze convenivano sulla necessità di mantenere lo statu quo, oppure, dimostrandosi questo impossibile, di creare uno Stato indipendente: ciò, abbiamo visto, avvenne nel ’13. Distrutta l’Austria-Ungheria, la sua quota d’influenza fu contesa da jugoslavi e da greci, e gli jugoslavi parvero risoluti a sostituire gli austriaci 59