I PAESI DANUBIANI E BALCANICI di Varsavia: in quell’epoca, il Governo czeco-slo-vacco si oppose, infatti, al passaggio attraverso il proprio territorio di armi e di materiale destinato alla pericolante vicina. Secondo le statistiche di Praga, la minoranza polacca ammonterebbe a 100.322 anime, mentre i polacchi affermano di essere in 150.000. Questa minoranza vive nella Slesia: nel distretto di Karwin è tutta composta di contadini, in quello di Teschen di minatori; gli uni e gli altri parlano un dialetto che è un misto di polacco e di czeco, e si dicono slonzacchi. Praga, per czechizzarli, si serve in primo luogo delle scuole: così, nel 1924, le 98 scuole polacche esistenti nella zona contesa nel ’16 risultavano ridotte a 87, mentre le 25 scuole czeche erano salite a 128, e i 22.000 scolari polacchi di otto anni prima erano scesi a 12.000 ed i 7.000 czechi diventati 17.000. La legge per la Difesa dello Stato, del marzo 1936, è sopravvenuta a creare nella questione delle minoranze nuove e non lievi difficoltà, mirando essa a distinguere fra sudditi politicamente sicuri e sudditi infidi, che in conseguenza vanno tenuti lontani da certe regioni, da certi impieghi e da certe aziende; e poiché il Ministero della Difesa vuol trasferire nelle regioni czeche le aziende belliche che oggi sorgono in regioni tedesche, gl’interessati ne deducono che alla diffidenza viene fatta segno una nazionalità intera. Nelle zone di frontiera la legge conferisce all’autorità militare