I PAESI DANUBIANI E BALCANICI 1934 di 142.000 tonn.) rappresenta quasi il 7 0,/° del combustibile solido bruciato in Grecia. Il maggiore centro minerario e metallurgico — lo sviluppo dell’industria metallurgica è ostacolato dalla mancanza di carbon fossile — è il Laurion, nell’Attica, dove si trovano argento, ferro, manganese, piombo, zinco, rame e zolfo, nonché marmo; seguono le isole Cicladi, che vantano a Serifo miniere di ferro, a Nasso smeriglio, a Milo zolfo, manganese ecc. I marmi sono famosi; numerosissime le saline (321), e oramai così bene sfruttate che a partire dal 1930 si è potuto organizzare l’esportazione, mentre nel 1920 la Grecia era ancora importatrice di sale. Dell’industria si può dire che essa è fattore della vita economica nazionale appena da un ventennio. Nel 1917 si contavano 2.050 impianti industriali, con una forza motrice di 70.000 H.P., che occupavano 35.000 operai; nel 1929 le aziende erano salite a 4.000, la forza motrice a 235.000 H.P., gli operai a 110.000. Il ramo più sviluppato è quello dei prodotti alimentari; seguono l’industria della filatura e la tessile, quindi la chimica, l’industria del cuoio, l’elettrica, l’edilizia, quella del legname, la meccanica e l’industria del tabacco. Lo Stato favorisce l’industrializzazione con dazi protettivi: secondo recentissimi dati, mentre nel 1928 la produzione industriale copriva meno del 60 % del fabbisogno nazionale, oggi copre già i tre quarti. 170