GRECIA agraria, all’autarchia, però questo ideale, malgrado notevoli progressi, è ancora lungi dalla realizzazione, anzi molti si domandano se si possa sul serio sperare che il paese riesca un giorno ad emanciparsi dalle forniture straniere di cereali, e soprattutto di grano, oggi importato in forti quantitativi dall’Argentina e dalla Russia, che non ritirando in cambio prodotti greci reclamano il pagamento in contanti e in divise. Sono appunto le importazioni di cereali a rendere la bilancia commerciale coll’estero passiva; la passività viene compensata in parte non indifferente col movimento dei forestieri e col reddito della navigazione mercantile. Il patrimonio zootecnico, modesto, è di molto inferiore a quello degli altri paesi balcanici; alla fine del 1935 si avevano 361.377 cavalli, 377.691 asini, 178.207 muli, 957.233 bovini, 58.995 bufali, 5.285.907 capre, 8.185.123 pecore, 623.641 maiali, 11.246.166 polli. Ricca di minerali, la Grecia ancora non ha potuto organizzare in modo moderno e redditizio lo sfruttamento dei tesori del suolo, sicché l’industria mineraria si trova, all’incirca, nelle condizioni in cui la lasciarono i dominatori ottomani. Molte aziende appartengono a capitalisti stranieri, francesi ed inglesi soprattutto. 11 carbon fossile manca in modo assoluto, viceversa esistono, nell’Eubea, nell’Attica, in Macedonia e nella Messenia, miniere di lignite, la cui produzione annuale (nel 169