230 COMMEMORI ALI, LIBRO XVI I feudatari faranno omaggio, il 25 Aprile d’ogni anno, di un avoltoio. Si ricorda ohe la prima investitura d’ esso feudo fu data dal doge Francesco Foscari il 1 Agosto 1433 (v. n. 201 del libro XII) e confermata il 14 Dicembre 1162. I rappresentanti suddetti degli investiti prestano il dovuto giuramento insieme con Nicodemo de’ Mori, Valerio de’ Bagnerii e Leonardo Caprioli, tutori dei detti investiti. Fatto nel palazzo ducale di Venezia. — Testimoni : il cancellier grande e due segretari ducali. — Atti Giorgio de Negro del fu Giorgio not. imp. e due. 134. — S. d. (1479, Settembre 23 *) — c. 142 (141). — Maometto sultano dei turchi al doge (in volgare). In seguito agli uffici dell’ambasciatore veneziano Benedetto Trevisano dichiara di aver pattuito con questo : Gli stati di Venezia conserveranno i contini che avevano prima della guerra ; all’ uopo mandò sui luoghi Chalil bei Emini con istruzioni per accertar quelli della Morea, di Argo, di Nauplia e poi tutti gli altri. Monembasia e la Vatica (Vathy) resteranno a Venezia, e così pure Castel Rampano, tutto ciò che fu dato alle milizie del sultano e Lepanto, con quanto quella possedeva avanti la guerra. Chimaira, Sopoto e gli altri luoghi, presi dai veneziani nell’ultima guerra saranno restituiti ai turchi. Alla domanda che il fiume Boiana segni i confini del territorio di Scutari il sultano non può assentire ; Chalil ha istruzioni per regolare con soddisfazione di tutti i confini dei luoghi veneti di Antivari e Dulcigno. Il sultano intende che i paesi che furono di Giovanni Cernovich restino a lui Chalil regolerà pure con soddisfazione di tutti i confini di Cattaro e Budua. Spalato con Pogliza ed altri luoghi di Dalmazia resteranno a Venezia. Ordinò ad Achmet bassa di risarcire i danni dati nelle acque venete dalle fuste di Aulona a veneziani, e di punire tutti i corsari che entrassero in quelle e che egli prendesse. Circa le prede fatte in Andros prima della conclusione della pace non è a parlare, i danni posteriori saranno risarciti. Lamenta che un nipote di Giovanni Cernovich, uscito di Cattaro, sia andato a turbare i territori del sultano, chiede che quindinanzi Venezia non dia ricetto a ribelli o nemici d’esso sovrano, ma li prenda e glieli consegni o almeno li cacci dai propri domini. Cacci pure i chamzari e gli altri debitori di lui che riparassero nei domini di essa, offrendo egli per ciò reciprocità (v. n. 141). (*) Sotto questa data si trova in un registro segnato n. 231 dei Documenti diplomatici restituiti dal Governo Austriaco, all’Archivio di Stato di Venezia. 135. — 1479, ind. XIII, Ottobre 4. — c. 140 (139). — Istrumento della condotta ai servici di Venezia di Giambattista conte dell’Anguillara, rappresentato da Antonio da Cesena suo cancelliere e da Paolo de Suico armigero (procura in atti di Gabriele di Giovanni de Sonico) ; con lancié 113 l/3 ossia 400 cavalli, per due anni ed uno di rispetto, il pagamento sarà fatto in 13 rate ad’anno di lire 41, soldi 13, piccoli 4 per rata e per lancia; servirà in Italia (v. n. 136). Fatto nel palazzo ducale di Venezia. — Testimoni: Febo Cappella, Pietro Bianchi e Bartolomeo de’ Brandis segretari ducali. — Atti Lodovico de’ Manenti e Bernardino Ambrosi segretari ducali.