18 COMMEMORI ALI, LIBRO XIV teneva in Venezia gli è restituita. Resta libero al medesimo il ricuperare le terre che il duca di Savoia tiene nel contado di Pavia. Venezia concede piena amnistia ai bresciani e bergamaschi che si diedero allo Sforza o ai milanesi; Marco Secco e nipoti saranno ben trattati, e potran godere dei lor beni in Chiara d’ Adda anche se si stabilissero nei domimi sforzeschi. Il conte potrà comperare polvere pirica e munizioni negli stati veneti. Fra le parti e loro collegati ed aderenti sarà pace perpetua ed alleanza difensiva; venendo mossa' guerra ad una di esse da qualsiasi potentato, 1’ altra sarà tenuta a soccorrerla con 8000 fanti a proprie spese fino che sarà bisogno. Le parti nomineranno entro due mesi i rispettivi collegati ed aderenti, i quali ratificheranno entro altri due mesi la nominazione; Firenze s’intenderà essere amica d’ambe le parti ed arbitra fra esse per 1’ osservanza del presente. Venezia darà viveri e munizioni, in caso di bisogno e verso pagamento, al signor Alessandro (Sforza) e alla città di Pesaro, e rivocherà ogni divieto e rappresaglia contro quei cittadini. Il detto signore potrà riacquistare le terre del contado di Pesaro. Appena varcato 1’ Oglio, 10 Sforza lascierà liberi Ermolao Donato, i condottieri Roberto da Montalboddo e Gentile da Leonessa, il segretario ducale Ulisse Aleotti; e procurerà che siano liberati »1 più presto Gerardo Dandolo, Pietro Bembo, Guido Rangone, Dioti-salvi ed altri prigionieri. In compenso dei beni venduti Venezia promette al Simonetta di far inscrivere a di lui credito 40000 ducati di prestiti, o più se i beni furono alienati per somma maggiore; se per minore, esso rifonderà in contanti la differenza. I sudditi di ciascuna delle parti godranno sicuramente de’ beni che possedono nei territori dell’ altra e che non fossero stati confiscati ; lo Sforza restituirà la possessione di Breda a Giovanni Soranzo, e Venezia Villabartolamea nel Veronese, già posseduta da Franchino da Castiglione, allo Sforza. Pena al contravventore 100000 ducati (v. n. 38). Fatto nella chiesa di S. Biagio di Rivoltella. — Testimoni: Domenico del fu Zaccaria Trevisano, Pietro del fu Pietro Bernardo, nobili veneziani, Folignato del fu Sante da Perugia famigliare dello Sforza. — Sottoscritto dal Simonetta. Atti Michele de’ Grassi e Clemente di Davide Tedaldini, segretari ducali, e Giovanni del fu Ambrogio degli Ulesi da Cividale del Friuli cancelliere dello Sforza. 33. — 1448, Novembre 8. — c. 20 t.° — Francesco Sforza Visconti al doge (in volgare). Ringrazia per due affettuose lettere scrittegli dalla Signoria come pure della missione a lui dei due ambasciatori Pasquale Malipiero e Lodovico Loredano procuratori di S. Marco, degli avvisi datigli circa l’andata a Venezia di Guido Rangone e del cancelliere di Francesco Piccinino. Accoglie le ragioni date per il ritardo delle milizie promessegli. Vedrà volentieri il conte Alberto Scotto e lo tratterà bene. Annunzia di aver avuto in suo potere Piacenza, Rosate, Binasco, la Chiarella, e il Naviglio che va a Milano, il che incusse gran timore in quella città. Attende le bombarde ritardate dalla scarsezza d’acqua in Po; 11 loro arrivo gioverà alla sollecita presa di Abbiategrasso che porterà grandi risultati. La lettera ha frasi di grande amicizia e gratitudine per Venezia (v. n. 34). Data in campo presso la villa di Alberate. — Controfirmata: Giovanni.