naie, che esiste fra le pie$ni dziadowskie, canti dei nonni, dei vecchi polacchi, e i ” càntece bàtràne§ti ” i canti dei vecchi, della vicina Romania: probabilmente, anch’essi designanti in origine le produzioni, dovute ad un organizzazione di uomini di una certa coltura, e d’una certa età (da ciò forse il nome di ” b»-tràn”) se non proprio ad una di quelle ”bresle” di ”lau-tari ” di cui ci parla l’Ortiz (1) e poi passati a designare tutti i canti del genere epico-storico-narra*ivo. Non ci risulta che queste affinità e concordanze siano state, fino ad oggi, come invece già le Koledy (in romeno colinde), oggetto di ricerche e di studi. Certo è da augurarsi, che lo siano per l’avvenire, perchè senza dubbio esse porteranno proficui contributi alla conoscenza degli scambi e delle interferenze del folclore nei paesi dell’Europa orientale. Ed a chiuder questa sommaria classificazione restano a ricordare le « piegai dzielnicowe i stanoive », o canti nati in un territorio limitato o di classe, i quali per il loro carattere particolare sono spesso sensibili all’influenza della poesia popolare dei paesi vicini, pur senza presentare, di solito, uno speciale interesse per lo studioso, polacco o straniero. * * * Per la nostra raccolta abbiamo preferito adottare una classificazione nuova, che pii» rispondendo ad una logica suddivisióne, tenesse anche conto del carattere divulgativo che la nostra scelta si propone, e del numero necessariamente limitato dei canti tradotti. È bene (1) R. Ohtiz, Medioevo Rumeno, MCMXXVIII, p. 46 e segg. * 19 *